Calcio
IL PROGETTO Il presidente avrebbe voluto acquistare la società di serie C1, ma ha scoperto che non lo può fare
SANT’ELIA Cala il silenzio dopo l’attacco di Zedda, nel frattempo si è rotta l’intesa con il sindaco di Elmas
Vent ’anni. Lo stadio Nereo Rocco di Trieste e la presidenza di Cellino hanno la stessa età. Ma non è l’unico punto in comune tra la città della bora e il patron rossoblù: «Ho dato ordine di comperare la Triestina». Dopo aver pensato di acquistare la Dinamo basket di Sassari e la squadra londinese del West Ham, il presidente del Cagliari stavolta ha puntato all’estremo Nordest della Penisola. Cellino si presenta ai triestini con un’intervista rilasciata al Piccolo in cui rivela: voleva comprare la Triestina. O, meglio, l’Unione sportiva triestina come si chiama dopo il fallimento che l’ha fatta sprofondare in Lega Pro. «Mi fa male vedere la Triestina in serie C1. E voglio fare qualcosa per aiutarla e ringraziare la città. Circa un mese fa i miei legali mi hanno prospettato la situazione dell’Unione che stava fallendo», ha detto Cellino al quotidiano di Trieste, per spiegare la voglia di comprare la società. «Ero convinto che fosse possibile. È stato il presidente della Lega Pro Macalli a farmi presente che al momento un’ope - razione simile non è ancora consentita. Io posso acquistare società dilettantistiche ma non di Lega Pro», ha precisato Cellino. C’è un intoppo non da poco che stronca sul nascere la storia d’amore tra Cellino e la squadra allenata da Giuseppe Galderisi. Ma i tifosi rossoblù non hanno ancora capito perché abbia scelto di far giocare il Cagliari al confine con la Slovenia le partite primaverili del campionato. «L’idea mi è venuta due mesi fa. Sembrava una battuta - ha spiegato - ma Trieste è una città che mi è sempre piaciuta, me ne parlava spesso Salerno (ex direttore sportivo del Cagliari e prima amministratore unico della Triestina, ndr.), mi è rimasta nel cuore. Un grande stadio, gente simpatica. Poteva sembrare la scelta più strana tra quelle possibili». Cellino ha deciso di abbandonare il Sant’Elia per la fine del campionato, spinto da motivi economici, e ha puntato su Trieste. Poi, già che c’era, ha deciso di comprare la Triestina o almeno darle una mano. «Penso al sostegno di esperienza che può venire da un club di A, anche interventi economici, come no. Mi sono impegnato a farlo. Vorrei che la Triestina finisse nelle mani di una persona per bene». Le preoccupazioni per le sorti della Triestina sono la faccia da trasferta di Cellino, perchè qua ora deve decidere le sorti dei rapporti tra Cagliari e il Cagliari. Nel frattempo resta da chiudere il fronte di Elmas, dove tra un blocco e l’altro anche l’idillio tra Cellino e il sindaco Valter Piscedda s’è spezzato. Per quanto riguarda il capoluogo il presidente ha abbandonato il tavolo delle trattative con Zedda e il dialogo tra i due Massimo ha lasciato spazio allo scontro diretto. L’ultimo colpo è del primo cittadino che ha rivelato che il Sant ’Elia è inagibile per colpa del Cagliari e che, mentre il Comune spende soldi pubblici per sistemarlo, la società scappa in Friuli. Il sindaco ha quindi lanciato l’ultimatum per il ritorno al Sant ’Elia (Distinti compresi) dopo la gara con l’Inter, ma ha anche riaperto la trattativa su via San Paolo. Cellino oltre le dichiarazioni d’amore a Trieste ha concluso il suo ultimo comunicato anticipando «i futuri silenzi dipendenti dagli impegni ai quali non possiamo sottrarci».
Marcello Zasso