Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Sant’Elia, «non perdiamo una simile opportunità»

Fonte: La Nuova Sardegna
30 aprile 2008

ROBERTO PARACCHINI


 CAGLIARI. Le abitazioni vanno riqualificate. Nasce un nuovo comitato di quartiere a Sant’Elia: per rilanciare il rione e venerdì si farà la prima assemblea. Tra i promotori Marisa Depau, consigliera comunale del Pd, da sempre impegnata sui problemi della casa: «La popolazione del borgo vuole vivere in modo dignitoso e chiede che siano fatti tutti gli interventi previsti nell’accordo di programma e, subito, quelli di manutenzione nelle zone più degradate dei palazzoni». E l’altro ieri il presidente della Regione Renato Soru ha partecipato all’incontro che si è tenuta presso Sant’Elia, tra Favero e Lame.
 Per tutta la sera (sino alle 21) il presidente Soru si è confrontato con gli abitanti, rispondendo anche a domande rivoltegli a muso duro. Da un punto di vista politico quell’area della città è oggi, per il centrosinistra, il ventre del mostro perchè la maggior parte degli abitanti ha votato centrodestra. E durante la visita anche il responsabile dell’esecutivo ha potuto vedere zone di abbandono e degrado inimmaginabili, “quadri” in grado di disarmare anche qualsiasi tentativo di populismo.
 Ora che l’accordo di programma non è stato controfirmato, il problema è quello di «uscire dal politichese - spiega don Marco Lai, parroco di Sant’Elia - e passare al linguaggio dello sviluppo. La posta in gioco è importantissima e riguarda non solo Sant’Elia e la sua riqualificazione, ma la città e, prima ancora, la Sardegna». I contenuti del documento parlano di investimenti per 230 milioni di euro: dall’intervento sulle case alla realizzazione del Betile, dal porticciolo per i pescatori al lungomare, dalla nuova viabilità allo spostamento dello stadio, sino al campus universitario di viale La Plaia. «Ed è per questo - continua il parroco - che si deve superare il gioco delle parti. Su questo tipo di opere c’è un interesse forte da parte di tutti. Se, come spero, gli interventi saranno realizzati, l’ara di Sant’Elia, già splendida, diventerà un’oasi unica al mondo». E ora come uscire dall’impasse? «Bisogna trovare regole valide per tutti, che permettano di uscire dal solito atteggiamento del non fare e del non lasciar fare. Credo che anche il Comune sia convinto che questo intervento sia la strada giusta per il rilancio di tutta l’area e, ripeto, della città e non solo. Alcune cose sono già state impostate dal Municipio, come il porticciolo, il lungomare e il contratto di quartiere. Ora si tratta di andare avanti e questo progetto permette una forte accelerazione al tutto».
 Sulla non ratifica dell’accordo da parte del consiglio comunale e sulla approvazione di una delibera di Giunta che proponeva il no per «motivi tenici», pur concordando sulla «necessità di realizzare i contenuti» dell’atto, la polemica è stata rovente. L’oposizione ha considerato il fatto «assurdo» in quanto un mese prima il sindaco Emilio Floris aveva firmato il documento assieme al presidente Soru. «Un voltafaccia - ha affermato la minoranza - prodotto sia dalla strumentalizzazione della vicenda di Tuvixeddu (e dei due avvisi di garanzia arrivati ad altrettanti funzionari comunali), che dai ricatti di parte della maggioranza (Udc e An, in particolare, hanno assunto una posizione fortemente critica). «Personalmente - precisa Paolo Truzzu, An, presidente della circoscrizione Poetto, La Palma, Sant’Elia - condivido la scelta della Giunta: non c’erano tutte le pezze giustificative. La Regione ha il diritto di programmare determinati interveneti, ma lo deve fare in modo concertato col Comune. Ora occorre trovare un accordo». La posta in gioco «è altissima - commenta Efisio Pintus, Pd, vice presidente del parlamentino interessato al borgo - si tratta di circa 230 milioni: un investimento che rimetterebbe in moto l’economia a tutti i livelli, sia nella fase di realizzazione che in quella successiva. Per questo auspico che ci si metta attorno a un tavolo senza farsi coinvolgere dalle prossime elezioni. La posta in gioco è troppo importante».
 Alcuni hanno lamentato che gli scenari legati all’intervento abitativo comportano un possibile aumento della popolazione. «Oggi a Sant’Elia - spiega don Lai - vi sono circa ottomila abitanti in tutto e la città ha anche bisogno di case: è necessario superare l’ipotesi di fare solo alloggi popolari, come avvenuto negli anni ’70, creando così un ghetto. Occorre una politica di integrazione. Sant’Elia è un simbolo, una cassa di risonanza. Ma non fermiamoci solo al rione, sarebbe riduttivo. Oggi viviamo in una situazione di disperazione e di mancanza di lavoro, con una povertà che si allarga a macchia d’olio. Mentre questi interventi sono in grado di innescare un processo di sviluppo. E mi riferisco pure al Betile che diventerebbe un elemento importante nel discorso di Cagliari città turistica, in grado di richiamare moltissimi turisti. Tutte occasioni da non perdere».