ALLO STADIO
TRIESTE I tifosi hanno carne e ossa. E corde vocali. Ad ogni gol, ad ogni volo di Agazzi, i boati sono rimbalzati in uno stadio che l’ultima volta in cui aveva fatto parlare di sé era per una gradinata di spettatori inanimati. Di virtuale resta il sentirsi triestini in serie A. La città rimane infatti attrice non protagonista, ospite a casa propria, di uno spettacolo che è di altri. Ma dimostra di saper essere buona ospite, lamenti di Stramaccioni per il terreno a parte. L’obiettivo 12.400 presenze - la capienza massima dello stadio di Cagliari - Cellino l’ha raggiunto eccome. Certo c’era l’Inter. Niente male come primo boccone di A in pasto a Trieste dopo 53 anni. Da quando c’è il Rocco, dal ’93, è venuta la Nazionale, si sono fatti trofeucci estivi, hanno giocato il Milan in Champions, la Juve in B e proprio l’Inter in Uefa. Ma non era serie A. E a proposito di Inter, fu Moratti a scegliere 11 anni fa il Rocco per alcune gare europee minori. A settembre 2001, pochi giorni dopo le Torri gemelle, Trieste ebbe la fortuna di benedire il rientro del Fenomeno Ronaldo dopo un anno e mezzo di agonia causa un ginocchio a pezzi. Gli sconosciuti romeni del Bate Borisov presero tre pappine davanti a meno di 10mila persone. Quell’Inter era una bella sventola, ma era lontanissima dal diventare la Miss Mondo del 2010. Ora, benché la sua bellezza sovrumana sia un ricordo, minata dall’età che avanza, gli interisti di Trieste si sono comunque mossi in branchi d’allupati, con la speranza di avere un autografo. Il Cagliari pare veramente in casa. Improvvisamente, però, dalla Furlan un coretto: «Interista pezzo di m... ». Apriti cielo: un diluvio di fischi fa capire che questa, come minimo, tanto per non essere brutali, è sfida in campo neutro.
Piero Rauber