REFERENDUM
Il Movimento referendario sardo sfida le Province e lancia la corsa al quorum. Dopo avere assistito inermi all’affossamento dell’election day regionale, i referendari chiedono l’ap - poggio dei 377 Comuni sardi per informare i cittadini sui dieci quesiti del 6 maggio. Quesiti che chiedono l’aboli - zione delle Province e in generale al taglio dei costi della politica. L’APPELLO A lanciare l’appello affinché le istituzioni non snobbino l’appuntamento con il referendum regionale ma, anzi, lo promuovano fra i cittadini, sono i Riformatori sardi. «Il 6 maggio è una occasione unica per i sardi. A partire da questi referendum si può parlare di sviluppo e crescita per la nostra isola», sostiene il consigliere regionale Pierpaolo Vargiu, leader del Movimento referendario. «Eliminare gli sprechi è solo il primo passo: otto Province e 80 consiglieri regionali sono uno spreco inutile». L’invito rivolto ai Comuni della Sardegna è quello di adottare un ordine del giorno nei rispettivi Consigli, per impegnare le Giunte comunali a portare avanti la campagna informativa e fare pressione sull’Esecutivo regionale affinché sia svolta una «proficua informazione ». L’ALLEANZA Ad affiancare Pierpaolo Vargiu nell’appello per una maggiore informazione sul referendum del 6 maggio ci sono già diversi sindaci e l’Anci, in una sorta di guerra istituzionale Comuni- Province. Il sindaco di Villasimius, Tore Sanna, non usa mezzi termini e sferra l’attacco alle Province, messe sotto scacco proprio dal referendum che ne chiede l’abrogazione: «Hanno la brutta abitudine di fare concorrenza ai Comuni, ai quali poi lasciano tutte le incombenze». Il direttore dell’Anci Sardegna, Umberto Oppus, già sindaco di Mandas e consigliere provinciale si schiera con i referendari: «La mia esperienza in Provincia è la più inutile che abbia mai fatto», spiega, «per questo dico che i cittadini devono andare a votare, ma sappiamo tutti che lo faranno se saranno informati». E fra i 377 Comuni dell’Isola c’è anche chi si è già mosso senza aspettare il sollecito del Movimento: a Sardara, su iniziativa del consigliere di minoranza di Fli, Giorgio Zucca, l’ordine del giorno per sostenere i referendum è protocollato da qualche giorno, e ora si aspetta il pronuciamento del Consiglio comunale. CAPPELLACCI L’invito del Movimento referendario sardo trova da subito il consenso anche del presidente della Regione, Ugo Cappellacci. Il governatore annuncia che la Regione raccoglie l’a ppello dei referendari e «assicura che garantirà la massima informazione possibile sui dieci quesiti proposti, agevolando una partecipazione consapevole al voto del 6 maggio prossimo ». Dichiarando il proprio impegno per il referendum, Cappellacci definisce, «un fatto positivo e incoraggiante » la mobilitazione decisa dai sindaci sardi per una campagna referendaria capillare ed aggressiva, e sostiene che con il voto del 6 maggio, «deve partire un nuovo protagonismo dei territori, che deve avere il suo fulcro proprio nell’ente locale in cui tutti i cittadini si riconoscono e si identificano, e in quei sindaci che quotidianamente toccano con mano le preoccupazioni, le aspirazioni, i problemi della comunità». La Regione non starà a guardare: «Garantiremo la massima informazione possibile sui quesiti affinché sia assicurata una partecipazione consapevole al voto. Auspico che venga così colta un’occasione di rilancio del dibattito, partendo da quella che è la fonte di legittimazione della politica: la vo- L’APPELLO Il Movimento referendario invita i Comuni della Sardegna a schierarsi per portare i cittadini al voto lontà popolare». L’UPS AL TAR Sui quesiti referendari che chiedono l’abolizione delle Province pende il giudizio del Tar. L’Unione Province sarde ha presentato un ricorso sostenendo l’illegittimità di quei cinque quesiti, che violerebbero lo Statuto sardo. «Chiedere a un cittadino di una provincia di esprimersi sulla soppressione o meno di un’altra provincia è una violazione palese dell’art. 43 dello Statuto» dichiara l’Ups. «Sarebbe necessaria una legge regionale adottata in conformità alla volontà delle popolazioni di ciascuna delle Province interessate espressa con referendum».
ALLE URNE ECCO I DIECI QUESITI DEL 6 MAGGIO
Il 6 maggio i sardi sono chiamati a prendere posizione su dieci quesiti. Cinque chidendo l’abolizione delle Province: di questi quattro sono referendum abrogativi, per abrogare le quattro leggi regionali che hanno istituito le nuove Province (Olbia-Tempio, Olgliastra, Medio Campidano e Carbonia- Iglesias); uno e consultivo, per dichiarare la volontà popolare di cancellare anche le quattro province storiche di Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari. Referendum abrogativo anche per la legge che determina indennità e status dei consiglieri regionali. Mira al taglio dei costi della politica anche il refe - rendum consultivo per la riduzione del numero dei consiglieri regionali da 80 a 50. Referendum consultivo anche per l’abrogazione dei consigli di amministrazione degli enti regionali, ritenuti da più parti solo una sistemazio - ne ben retribuita, per i trombati della politica. Ha un carattere consultivo anche il quesito che chiede l’elezione diretta del Presidente della Regione, preceduta dalle primarie. L’ultimo quesito è consultivo, e chiede che lo Statuto sardo sia riscritto da un’Assemblea eletta ad hoc.