IL SINDACO
COMUNE Il contrattacco di Zedda: la società non ha mai fatto i lavori previsti dalla convenzione, giochi qua o la straccio Ma riapre alle trattative: siamo pronti a concedere via San Paolo
Il Comune mette sul piatto l’area di via San Paolo. Dopo una settimana di trattative, scontri e fughe in Friuli, il sindaco torna al punto di partenza: se Cellino vuole fare lo stadio nuovo, lo può fare lì. 157mila metri quadri vicino a tutti i collegamenti possibili (strade, treni, pullman, navi e aerei) per un terreno già di proprietà del Comune (a differenza di parte dell’area di Su Stangioni). Solo una settimana fa il sindaco e Cellino stavano prendendo accordi per costruire il nuovo stadio del Cagliari nello sterrato che a Natale ospita il circo, poi il Cagliari è volato a Trieste e la trattativa si è bruscamente interrotta. E ieri Massimo Zedda da una parte ha invitato Cellino a risedersi al tavolo (e rimanerci) per discutere di debiti e nuovo stadio, ma dall’altra ha anche lanciato un ultimatum: se dopo la partita con l’Inter la squadra non torna in città, verrà rescissa la convenzione per il Sant’Elia. «A quel punto il Cagliari dovrebbe prendere in affitto lo stadio per ogni partita - ha spiegato Massimo Zedda - ovviamente con pagamento anticipato».
“ORA NON TOCCA A NOI” La responsabilità per lo stadio più brutto d’Italia viene spesso attribuita al Comune, ma il sindaco non ci sta a passare dalla parte del torto e ha convocato i giornalisti per chiarire che tutti gli interventi che hanno compromesso l’agibilità dello stadio li avrebbe dovuti fare il Cagliari, e non il Comune. Ha illustrato la convenzione del 2002 evidenziando tutti i punti che non sono stati rispettati dalla società, ma prima ha riassunto le tappe di questa agitata settimana. Perché giovedì scorso Cellino era in Municipio e i due Massimo avevano firmato un comunicato a quattro mani: riaprire i Distinti per la gara con l’Inter, mantenere il Cagliari in città e lavorare insieme sul nuovo stadio. Durante l’incontro Zedda sostiene di aver annunciato a Cellino la disponibilità a ridiscutere i debiti tra la società e il Comune, ma non per i 2,5 milioni già a sentenza per cui sono stati attivati i pignoramenti a metà marzo e su cui non si può intervenire. Nei giorni successivi la trattativa per creare un tavolo tecnico per il nuovo stadio è andata avanti via mail, martedì il Cagliari ha spedito un fax al Comune per annunciare la trasferta-in casa di Trieste, precisando che «è evidente che codesto Comune sarà richiamato a rispondere di ogni conseguenza pregiudiziavole e sarà richiesto il risarcimento di tutti i gravissimi danni già subiti e subendi». Il giorno dopo si sarebbe dovuta riunire la commissione di vigilanza per verificare l’agibili - tà dei Distinti, ma l’incontro è saltato perché mancava la Regione. La motivazione dell’assessorato ai Lavori pubblici è stata che non sapevano chi mandare per carenza d’organico. «Che facciano dei concorsi in Regione e assumano altro personale - replica Zedda - così magari alla prossima riunione trovano qualcuno da mandare ». Ma il fax minaccioso del Cagliari ha di fatto scaldato l’animo del sindaco («Anche il debito riconosciuto di 2,5 milioni è nato da una citazione in giudizio della società, visto il precedente credo che al Cagliari non convenga ») e infranto quelle poche ore di collaborazione che Cellino aveva finalmente trovato con Palazzo Bacaredda dopo dieci anni di beghe e ripicche. «C’è un tentativo sistematico di incolpare il Comune, ma la società non ha mai rispettato praticamente quasi gli articoli della convenzione siglata col Comune nel 2002 per la concessione del Sant’Elia e ci sono tutti i presupposti per una rescissione in danno della convenzione - ha spiegato il primo cittadino - basta pensare alle parti inagibili dello stadio: le vie di fuga dietro i Distinti le stiamo mettendo in sicurezza noi, ma sarebbe spettato al Cagliari, mentre la Sud è chiusa perché è pericolante il tabellone luminoso, e anche quello è di totale competenza dela società». Ma l’elenco di inadempienze presentato dal sindaco è lungo e secondo il Comune ci sono i presupposti per troncare subito il contratto con il Cagliari. Ma il primo cittadino, nell’invocare l’immediato ritorno al Sant’Elia ha ribadito che «giocare fuori da Cagliari è un danno alla città e ai tifosi: non lo trovo giusto».
GLI AUGURI DI CELLINO Il presidente del Cagliari ha replicato con toni pacati e pasquali. Ha precisato di non volar lasciare l’Isola: «Né io né la Cagliari Calcio lasceremo la Sardegna in quanto è la nostra terra». E ha spiegato l’importanza di avere una squadra in serie A che dia un’i mmagine positiva della città. E sul sindaco ha detto che «attaccarlo vorrebbe dire attaccare se stessi. In fondo abbiamo uno stesso obiettivo, lui di mantenere alta l’immagine della città, io quella della Cagliari Calcio. Siamo solo due uomini con responsabilità ed impegni da cui non possiamo prescindere. La città di Cagliari e la Cagliari Calcio esistevano prima di noi e continueranno ad esistere dopo. Buona Pasqua». Marcello Zasso
I TIFOSI La rabbia degli abbonati traditi
Gli abbonati traditi chiedono giustizia. In un giorno già 50 persone hanno aderito alla class action promossa dall’Italia dei Valori dopo la decisione del Cagliari di disputare a Trieste almeno la partita con l’Inter. Perchè se quella scelta dalla socetà è una soluzione scomoda per molti tifosi è un brutto colpo per chi allo stadio va ad ogni partita in casa perché abbonato. «Cresce lo scontento e la delusione degli abbonati e dei tifosi - spiega Nando Secchi, consigliere comnale idc e promotore dell’iniziativa - le adesioni alla class action si moltiplicano e si assiste anche alla nascita di gruppi spontanei su Facebook che chiedono il risarcimento dei danni. Tutti gli abbonati che mi hanno contattato pur restando attaccati alla squadra per la quale tiferanno sempre (qualsiasi sia il presidente), denunciano di esser stati trascurati durante tutta la stagione calcistica e accusano la società di mancanza di qualsiasi comunicazione e di non aver previsto alcuna agevolazione per il charter che porterà a Trieste». Secondo il suo compagno di partito Giovanni Dore già da anni il Comune era in grado, stando all’a rticolo 19 del contratto siglato nel 2002 che scadrà a dicembre dell’anno prossimo, di interromprere la convenzione con il Cagliari per il Sant’Elia e ridiscuterne i termini e il relativo canone.