«Riporti la squadra in città». La replica: «Mai pensato di lasciare Cagliari»
di Giuseppe Centore wCAGLIARI «Non tollero che il Cagliari Calcio e il suo presidente pro-tempore si prendano gioco del Comune, cioè di tutti i cagliaritani. Se Cellino ha deciso di giocare con l'Inter a Trieste, lo faccia, ma sappia che se non tornerà a giocare a Cagliari sin dalla prossima partita, pagherà tutte le conseguenze di quello che è un vero e proprio insulto alla città. Lo citeremo in giudizio per le totali inadempienze del contratto a suo tempo stipulato e ne chiederemo la risoluzione in danno». Il sindaco Massimo Zedda ha convocato ieri pomeriggio una conferenza stampa non prevista e con gli assessori ai lavori pubblici Luisanna Marras e allo Sport Enrica Puggioni espone la versione dell’amministrazione di una storia che sta scivolando sempre più nel ridicolo. Zedda non si aspettava lo schiaffo di Cellino. «Domenica un suo dipendente si è presentato alle 22 e 30 ai cancelli del Comune, magari sorpreso che non ci fosse nessuno, perché doveva consegnare una lettera al sindaco in cui si preannunciava la richiesta alla Lega di voler giocare a Trieste. Eppure in quella lettera non si accusava il Comune, ma si ribadisce la disponibilità a discutere con l'amministrazione il futuro della squadra in città. Il giorno dopo la Lega su richiesta del Cagliari autorizza la partita a Trieste. Adesso è ora di finire questo balletto. La società dica cosa vuol fare, se vuole noi possiamo parlare di un nuovo stadio da realizzarsi nell'area di San Paolo, ma prima torni a giocare nella sua città». Zedda, che pure ha qualche linea di febbre è un fiume in piena: l'atteggiamento di Cellino, «a parole positivo e disponibile al dialogo, salvo poi fare il contrario pochi minuti dopo», proprio non gli va giù. E per far capire che stavolta il Comune non accetterà passivamente le verità del Cagliari, il sindaco distribuisce e commenta la convenzione, con due allegati, per un totale di una trentina di pagine, firmata dal Comune e da Cellino il 14 gennaio del 2003 nella quale si regola tutta l'attività dello stadio. Una lettura veloce del documento fa emergere diversi fattori nuovi. «Il primo è che il Cagliari si impegna per 11 anni a giocare qui tutte le partite. Per il resto ci sono solo obblighi del Cagliari verso lo stadio; la società di Cellino deve curare tutta la manutenzione, la guardiania, le vie di esodo, il tabellone luminoso, e proprio perché la manutenzione è a carico loro il canone è stato fissato in soli 50mila euro l'anno, dai 92mila del periodo precedente, ed era stato rivisto il debito che loro avevano col Comune per altri 900mila euro. Adesso però di fronte a un tentativo sistematico di incalzare il Comune per colpe non nostre, l'amministrazione ha deciso di reagire con la massima fermezza». Il sindaco commenta con ironia ogni articolo della convenzione: «Immagino ci siano scatoloni di fatture con le quali il Cagliari ha eseguito i lavori indicati come a suo carico, dai seggiolini, che tutti sappiamo essere nuovissimi, al calcestruzzo eventualmente da ripristinare, dagli impianti igienico sanitari alle tinteggiature periodiche». Prima del ramoscello d'ulivo «nessuno vuol mandare in rovina il Cagliari, ma le leggi vanno rispettate e noi siamo chiamati a farlo per primi», Zedda non usa mezzi termini per ammonire Cellino a non commettere più passi falsi. «Noi stiamo eseguendo lavori che spettano al Club e che fattureremo loro, ma Cellino faccia mea culpa e riconosca di aver sbagliato. Solo una sparuta minoranza di tifosi è con lui. Siamo pronti a sederci a un tavolo per discutere del futuro dello stadio, magari a San Paolo, ma nella chiarezza dei ruoli». In serata la risposta che Cellino affida al sito rossoblù. «Mai pensato di lasciare Cagliari, ma le circostanze contingenti ci hanno spinto a trovare vie alternative per avere la certezza di disputare sino in fondo questo campionato. Ringraziamo Trieste, ma il mio sindaco è un altro. attaccarlo vorrebbe dire attaccare sé stessi. Io e Zedda – conclude Cellino – abbiamo lo stesso obiettivo: lui mantenere alta l’immagine della città, io quella del Cagliari Calcio». Basterà per far la pace? Forse. ©RIPRODUZIONE RISERVATA