I Comuni sollecitano una campagna d’informazione Il presidente Cappellacci: «La Regione farà la sua parte»
LA SCHEDA
Tre questioni nei dieci quesiti
I temi dei dieci referendum per i quali si vota il 6 maggio appartengono a tre grandi filoni: 1) i costi della politica; 2) le Province da abolire; 3) la rappresentanza democratica. 1) Il movimento è convinto che la democrazia abbia un costo ma c’è anche la consapevolezza che ora costi troppo. Con i referendum si chiede la riduzione degli stipendi dei consiglieri regionali e la riduzione del numero dei consiglieri da 80 a 50; infine si chiede l’abolizione dei consigli d’amministrazione degli enti strumentali della Regione. 2) Per le Province non si pensa che costino molto ma, peggio ancora, che non servano. Da qui la richiesta di abolizione. 3)Gli ultimi due quesiti sono i più delicati: si tratta di scegliere con le primarie il candidato alla presidenza della Regione e riscrivere attraverso la Costituente lo Statuto dei sardi.
di Alfredo Franchini wCAGLIARI Il movimento referendario sfida il Palazzo mettendo i sindaci in prima fila. In tutti i Comuni dell’isola è stato predisposto un Ordine del giorno con cui il Consiglio comunale, oltre a chiedere i provvedimenti come l’abolizione delle Province, sollecita la Regione a dare l’informazione sui quesiti del 6 maggio. Pier Paolo Vargiu, anima del comitato promotore che ieri ha presentato l’iniziativa, spiega: «Il Palazzo non vuole il referendum perché i quesiti sono dieci ma in realtà la domanda è una sola: vogliamo cambiare la Sardegna»? Con Vargiu e Umberto Oppus, sindaco di Mandas e direttore dell’Anci, ci sono testimoni dell’urgenza delle riforme.Tore Sanna, sindaco di Villasimius, spiega:«Le riforme hanno un impatto sullo sviluppo, mentre la Regione vuole centralizzare sempre di più e le Province fanno concorrenza ai Comuni. Serve una spinta dal basso o saremo condannati alla palude». Non c’è una campagna informativa, dice Umberto Oppus, si parla di tutto meno che delle province. Il sindaco di Seulo, Giuseppe Carta, chiarisce a cosa servono le province: «Prima Seulo era in provincia di Nuoro e ora di Cagliari, Stiamo sempre su due fronti. La prefettura? Per alcuni aspetti ci rivolgiamo a Cagliari, per altri a Nuoro. I vigili del fuoco? Non Nuoro e nemmeno Cagliari: stiamo con Lanusei. Meglio un taglio ai costi della politica. Le nuove Province sono state un luogo per destinare i trombati». Giorgio Zucca, consigliere di Sardara, il primo comune ad avere approvato l’Ordine del giorno: «Cosa fanno 80 persone in Consiglio regionale»? Guido Portoghese, consigliere comunale di Cagliari, propone: «Prima del voto dobbiamo tenere una grande manifestazione in piazza a sostegno del referendum». Livia Boi (comune di Quartu), immagina un futuro con i Comuni più forti e una Regione “leggera”. In serata Cappellacci ha annunciato che la Regione darà tutte le informazioni ai cittadini e ha raccolto la sfida sulle riforme: «Il dibattito è indispensabile». ©RIPRODUZIONE RISERVATA