chi sporca le strada o le deturpa non ha diritto di cittadinanza e neanche di critica. Deve semplicemente tacere
di Alessandro Aramu
C’erano una volta Cagliari e i cagliaritani. A vedere le immagini della spiaggia del Poetto, dopo essere stata presa d’assalto nell’ultima domenica di marzo, c’è da rimanere davvero sconfortati sul livello di civiltà presente nella nostra città. Bottiglie, cartacce e montagne di immondizia lasciate sulla sabbia non hanno bisogno di ulteriori commenti: sul litorale è successo quello che accade quotidianamente nelle nostre strade e piazze. I responsabili sono sempre gli stessi: i casteddai, sempre meno cittadini e sempre più barbari. Si fa presto a dire “Cagliari capitale del Mediterraneo”, slogan un po’ stantio che stride con la realtà dei fatti. Lamentarsi con l’am - ministrazione comunale, con le istituzioni e con la politica è sgradevole perché l’inciviltà di chi deturpa un bene pubblico, una bellezza naturale o un paesaggio non ammette scusanti e non giustifica alcunché. Chi sporca una strada o la deturpa non ha diritto di cittadinanza e neppure di critica. Deve semplicemente tacere. È forse un male italiano, certo, ma noi sardi che ci vantiamo di essere così diversi dagli altri a volte siamo capaci di essere così simili agli altri proprio nei comportamenti peggiori. Un’imita - zione del brutto che ci rende davvero poco originali. Qualche esempio può essere d’aiuto. Il Bastione di Saint Remy è continuamente deturpato da atti vandalici. La notte è terra di nessuno e il sabato pomeriggio, fino alla sera, è il luogo di incontro di adolescenti che fanno di quell’area una sorta di “off limits zone”. Come al Poetto, alla fine rimangono soltanto bottiglie di vetro sparse in giro, cartacce, rifiuti di ogni genere e nuove scritte che si aggiungono alle precedenti. La vendita di alcolici e superalcolici a minorenni da parte di qualche commerciante di Castello è poi un fatto deprecabile e da denunciare. L’inciviltà delle scritte sui muri è cosa nota. Non si tratta né di graffiti né di murales. Non c’è arte di strada, non c’è nulla di pregevole. Solo il disprezzo per il gusto del bello. Per non parlare delle scritte nei mezzi pubblici, altra vergogna di cui non andare fieri. Qualche anno fa ho girato il Portogallo, ho preso treni che mi hanno condotto in piccole stazioni, in luoghi quasi sperduti. Era tutto nuovo, tutto pulito. Da parte di studenti e lavoratori c’era grande rispetto per dei beni che ogni giorno consentono gli spostamenti di milioni di portoghesi. Ho fatto fatica a trovare una scritta da qualche parte. Una ragione ci sarà e deve far riflettere. È segno di inciviltà anche la sporcizia nelle strade, quella dei ricordini lasciati dai cani. È la dimostrazione che le vere bestie sono quasi sempre gli essere umani: in questo caso i padroni di animali. Qualche mese fa ho fatto notare a un’elegante signora cagliaritana che portava al guinzaglio il suo cane di piccola taglia (con tanto di cappottino firmato) che si era dimenticata di raccogliere i bisogni del suo amato amico a quattro zampe. Per poco non sono stato insultato. Il valore dei gioielli era proporzionato alla sua maleducazione. Credo che il cane si sia vergognato per lei, almeno il suo sguardo mi ha fatto capire questo. Insomma, di esempi come questi ce ne sono a decine. Amiamo il capoluogo solo a parole ma poi lo violentiamo proprio come abbiamo fatto domenica scorsa al Poetto. Servirebbe un nuovo ripascimento, questa volta per coprire di sabbia tutte quelle persone che hanno preferito lasciare l’immondizia sulla spiaggia e non portarla qualche metro più in là nei cassonetti. Tutto ciò stride con una città che vive una vera rinascita culturale. La speranza per il futuro è che la sete di sapere e il gusto del bello generato da queste iniziative e dalle persone che vi partecipano possa contaminare chi offende Cagliari con gesti insulsi.
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