Tregua tra il sindaco Zedda e il presidente Cellino, la squadra non lascerà la città almeno per un altro anno
EMERGENZA STADIO»ACCORDO COMUNE-SOCIETÀ
di Antonello Deidda wCAGLIARI La buona notizia è che oggi il Cagliari giocherà in casa, la brutta è che l’appuntamento delle 15 contro l’Atalanta sarà nel Sant’Elia-cantiere degli ultimi mesi. Ma almeno dovrebbe essere l’ultima volta che i rossoblù giocheranno davanti a due settori (distinti e curva sud) desolatamente vuoti anche davanti alla platea televisiva. Merito del vertice di metà settimana tra il sindaco Zedda e il presidente Cellino, che dovrebbe aver messo le basi per una futura collaborazione tra Comune e società rossoblù e stabilito un punto fermo: il Cagliari non si sposterà. Come gesto di buona volontà, l’amministrazione ha dato il via ai lavori supplementari per riaprire almeno i distinti in condizioni di sicurezza per i tifosi per la gara contro l’Inter della vigilia di Pasqua. E a quel punto la squadra resterà in città sino alla fine del campionato, mettendo fine anche alla pantomima di portare i rossoblù a giocare altrove, a Trieste, come aveva tuonato sino all’altro giorno Cellino, non rendendosi conto che in questo modo ha disorientato la squadra e contribuito ad una situazione di classifica che è oggi vicina alla zona retrocessione. Eppure l’ultimo atto (ma sarà così?) della querelle che da un decennio oppone la società di viale La Playa all’amministrazione comunale è stata l’occasione per guardare al futuro e vedere che cosa ne sarà dello stadio. Con una serie di domande che sono ritornate d’attualità. Quale sarà il destino del Sant’Elia? La questione ruota tutta su una frase di Cellino, datata 7 dicembre 2000 e diretta all’allora amministrazione Delogu: «La squadra ha bisogno di uno stadio migliore». Ovvero: il Sant’Elia rinnovato in cambio di della possibilità di sfruttarlo economicamente. In Consiglio inizia così la guerra tra chi pensa di abbattere il Sant’Elia e di ricostruirlo sulle ceneri del vecchio e ci pensa ad una ristrutturazione. Come dire: 40 miliardi di spesa contro 20. Intanto nel 2002 nascono le tribune in tubi Innocenti che ci sono ancora oggi. La questione è andata avanti sino al 2010 quando il progetto-stadio naufraga clamorosamente in Consiglio (gennaio) e Cellino, ad agosto, annuncia al mondo di essere pronto a fare lo stadio nuovo a Elmas, zona Santa Caterina, vicino all’aeroporto. Che cosa vuole fare Cellino? La storia degli ultimi due anni sul Sant’Elia e il nuovo stadio è a metà tra provocazioni e bluff, con l’idea di portare via il Cagliari dalla cittò e trasferirlo a Elmas. Evidente che non si poteva fare nulla e oggi si può dire ufficialmente che la Karalis Arena non si farà mai, vuoi per un’inchiesta della Procura e vuoi perchè intanto i finanziamenti sono andati persi. E il famoso cantiere di Fiumicino dove si dovrebbero costruire i moduli del nuovo stadio. Boh. Ha detto il capogruppo Pdl in Consiglio Farris: «Per chiudere la partita del Sant’Elia mancava solo il bando per l’assegnazione del diritto di superficie. Ora dica Cellino cosa vuole fare». Chi pagherà le manutenzioni? Si ritorna al vecchio Sant’Elia. Il Comune ha avviato una serie di lavori e ha intenzione di farne altri, ma i bilanci sono quelli che sono e le spese prima o poi andranno ripartite con il Cagliari, che tra l’altro ha un contenzioso aperto con l’amministrazione. Siamo all’atto finale. La convenzione tra Comune e Cagliari scade nel 2013 e per un anno la squadra resterà qui. Perchè non organizzare una road map per la soluzione dello stadio una volta per tutte. Tenendo conto che il Sant’Elia, pur vecchio, è solido e che esiste l’ipotesi Su Stangioni, ideale per trasferire lo stadio dei rossoblù. ©RIPRODUZIONE RISERVATA