Da oggi appuntamenti quotidiani con i riti pasquali: le confraternite li hanno tenacemente difesi nel tempo
I QUARTIERI
Il coro tradizionale diventa multietnico
Il coro “de is cantoris de cira santa” si articola in 5 voci: soprano, secondo soprano, tenore, secondo tenore, basso. E’ diretto da un capo massa, in genere direttore delle voci bianche, il cui numero è in calo per lo spopolamento del quartiere, da qualche anno aperto anche ai bambini immigrati. Un ruolo delicato svolge l’intonatore: avvia il canto. I versi cantati sono stati attinti da fonti settecentesche. Alcune di grande poesia sono attribuite a Pietro Metastasio. (m.g.)
di Mario Girau wCAGLIARI Ventidue appuntamenti religiosi segneranno la settimana santa cagliaritana. Un mix di fede e pietà popolare collaudato da tradizioni secolari, passate intatte al vaglio della modernizzazione e dei profondi cambiamenti liturgici. Si è iniziato ieri con la benedizione delle palme in tutte le parrocchie. Ma il vero preludio alle processioni pasquali si è avuto, sempre ieri, intorno a mezzogiorno quando i confratelli dell’arciconfraternita della “Solitudine” hanno staccato l’artistico crocifisso dalla cappella d’origine per poggiarlo su un altare con l’asse superiore della croce inserito parzialmente nel tabernacolo: Cristo crocifisso si trasforma in Eucarestia per la salvezza del mondo. Domani alle 15 la “processione dei misteri”, la più antica celebrata in città (dal 1670), organizzata dalla Congregazione degli Artieri o artisti della chiesa di San Michele (via Azuni). In ciascuna dei sette templi visitati entra un gruppo statuario realizzato da Giuseppe Antonio Lonis. Mercoledì santo è il giorno della vestizione della Madonna addolorata, un complesso rituale officiato dalle consorelle delle congregazioni del Santissimo Crocifisso e del Gonfalone per lavare, profumare e vestire a lutto la Vergine che si accinge ad accompagnare il Cristo morto. I confratelli dell’arciconfraternita di Sant’Efsio vestono a lutto la celebre statua del patrono, realizzata da Lonis: mantello nero, come il cimiero di piume in sostituzione di quello colorato, bandoliera scura. Giovedì santo è il giorno de “S’Incravamentu”, della crocifissione vera e propria, di un susseguirsi di azioni che si conclude con la sepoltura, “su monumentu”, il sepolcro. In tutte le chiese , al termine della messa in “Coena Domini” – caratterizzata anche dalla lavanda dei piedi – vengono allestiti altari effimeri dove vengono riposte alcune ostie consacrate da consumarsi venerdì e sabato santo, giorni aliturgici. Poco dopo le 20 dalla chiesetta di Stampace i confratelli portano Sant’Efisio a visitare sette chiese per adorare “su Monumentu”.Venerdì santo è il giorno delle grandi processioni. Dalle ore 13 il centro storico di Cagliari si ferma come d’incanto. Il Cristo crocifisso della “Solitudine” sale in cattedrale retto da mille mani di fedeli in preghiera. Nel pomeriggio (ore 16) analogo viaggio, verso la chiesa di san Lucifero, dell’”uomo dei dolori” portato dai confratelli del “SS. Crocifisso”. Sabato santo “su scravamentu”: ore 8,30 in piazza san Cosimo, ore 10 in cattedrale. Nel pomeriggio ancora processioni per riportare a Villanova Cristo morto.La risurrezione si avvicina e il canto delle masse canore, spettacolo di voci autodidatte e alcune completamente digiune di cultura musicale, registra l’imminente annuncio. Cantano i corifei: «Ma la novella aurora del riscatto del ciel già si diffonde…». I riti della settimana santa hanno anche un altro risvolto, quello turistico, pubblicizzato come mai in passato. ©RIPRODUZIONE RISERVATA