Oggi e domani proporrà l'amato Gulda, l'ultima volta nella sua città 16 anni fa
Marco Scano debutta al Teatro Lirico di Cagliari
Il destino prende a volte strade tortuose: lo racconta il violoncellista Marco Scano per spiegare come è nato il suo amore per la musica. Parlava molto poco, quasi niente, quel bambino cagliaritano che nacque nel 1943 a Sant'Andrea Frius, terzo di quattro maschi, e tutti pensavano fosse stata una bomba più forte delle altre a ridurre la sua capacità di esprimersi. Gli restituì la parola, e con la parola la passione della sua vita, la musica che sentiva alla radio. « Elto bello , questo è bello, dicevo ogni volta che sentivo un brano di classica», e così brano dopo brano, commento dopo commento, è cominciata la sua storia.
Studi al Conservatorio di Cagliari, diploma con lode a Santa Cecilia con Giuseppe Selmi, Accademia Chigiana con Andrè Navarra, Musikhochschule di Colonia con Gaspar Cassadò, ha vinto svariati premi in concorsi internazionali. Ed è stato, per anni, componente del Quartetto Brahms e primo violoncello del Quintetto Boccherini. Primo violoncello dell'Orchestra della Scala nell'epoca d'oro di Claudio Abbado, è un grande didatta. Al Lirico di Cagliari sarà protagonista stasera alle 20.30 e domani alle 19 di un concerto straordinario con l'orchestra diretta da Giuseppe Grazioli. In programma la Serenata in si bemolle maggiore K. 361 di Mozart e il Concerto per violoncello e orchestra di fiati di Gulda, «pianista fenomenale, compositore estroso». In città non suona da almeno 16 anni, al Lirico non ha mai suonato, eppure chi cercasse in lui accenni di critica non li troverebbe. Da anni vive a Milano (due figli e una moglie che lavora alla direzione artistica della Scala), e non soffre di nostalgia. Pragmatico, di poche parole (ma per dire di musica le trova, come quando era bambino) racconta con sobrietà del suo prestigioso percorso. E con sincerità dello stato della musica in Italia, del fascino di certi direttori, delle bizze di certi cantanti, del potere di certi critici. Sottolinea, anche, la difficoltà per i giovani musicisti di farsi avanti. «Oggi il livello è salito talmente che per emergere devi essere al massimo. E la concorrenza orientale è temibile. I maestri poi, sono tutti fuori, in Germania soprattutto. I miei? Quello di Roma che mi ha formato è stato più importante di Cassadò (che pure era geniale: se riuscivi a carpirgli i segreti ti apriva un mondo). Lo scrive bene Jacqueline Du Pré, che studiò con Tortelier, Casals e Rostropovich: i maestri troppo importanti ti sovrastano». Quanto agli allievi, qui in orchestra ne ha ritrovato una: la cubana Karen Hernandez, violoncello di fila: felice di suonare con lui.
Maria Paola Masala