Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Scavare, e trovare la spiritualità

Fonte: L'Unione Sarda
29 marzo 2012

Roberta De Monticelli e Pierluigi Lecis nell'ultimo dialogo della manifestazione

Il grande potere del teatro e la sovranità del pubblico
Insediamento di giovani nelle poltrone del Massimo di Cagliari. Manifestanti del diritto di partecipazione a una prima edizione piuttosto frequentata, da addetti e non addetti ai lavori. Un popolo intento ad ascoltare e interrogare in tema di Legge-Libertà-Grazia. O a scavare, per usare un verbo ripetuto più volte dallo studioso Pierluigi Lecis che con la collega Roberta De Monticelli ha curato il primo Festival di Filosofia in Sardegna. E se a organizzarlo ci ha pensato il Teatro Stabile della Sardegna in collaborazione con l'Università di Cagliari, ha ragione anche un altro accademico, il pedagogista Alberto Granese, quando accanto all'assessore comunale alla Cultura Enrica Puggioni formula un congedo che sa di arrivederci all'anno prossimo e parla di teatrocrazia. Sovranità del pubblico, nel luogo giusto e nello storico viaggiare in parallelo di teatro e filosofia.
Tra gli aspetti più discussi una nuova tendenza, a fine secolo, di capovolgimento della secolarizzazione della religione: i valori religiosi riacquistano una spinta propulsiva sollevando nuove tensioni e interrogativi teorici. Una fase post-secolare registrata da Habermas e Rawls. E la filosofa De Monticelli dell'Università milanese del San Raffaele viene sollecitata sul palco allestito per la messinscena dei “Fratelli Karamazov”. Dostoevskij, con tutta la potenza di tematiche, aleggia. I suoi personaggi si fanno carico di libero arbitrio, di ingiustizia, di molteplici perché disseminati nel romanzo. La domanda appare in duplice contesto, quello cognitivo e l'altro legato alla giustificazione. L'uomo non può soffrire senza chiedersi perché.
E l'indignazione si configura come sentimento morale per eccellenza.
Il buono, il cattivo. Il cuore non decide ma riconosce.
Sul libero arbitrio, quindi, tanto da scavare. L'oggi è interessato dalla questione del controllo etico e giuridico del potere ripreso da Ratzinger. Che entra nella tematica dell'etica pubblica e dello Stato liberale e del loro rapporto con la religione. Per la De Monticelli è nichilismo affidarsi a un'autorità che dice di interpretare la volontà di Dio anche nel caso in cui Dio non ci sia. «Possiamo tornare indietro? Rischiamo di averlo fatto», dice. Dostoevskij nel romanzo riprende il Talitha kumi di Cristo. “Svegliati, ragazza”, guarda come stanno le cose. Ma Cristo ha detto anche “Noli me tangere”, ricorda la studiosa. Le ripercussioni sono immediate sul testamento biologico: «Si arriva allo sconcertante assurdo di porre come norma dello Stato la decisione sul trattamento sul mio corpo morente». Noli me tangere, ripete. Non mettere le mani sul mio corpo. «E anche non mettere le mani sul divino, cioè non parlare del divino quando sei anche tu solo come uomo».
Manuela Vacca