Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Soru: «Sondiamo il sottosuolo di Tuvixeddu»

Fonte: La Nuova Sardegna
1 ottobre 2008

MERCOLEDÌ, 01 OTTOBRE 2008

Pagina 1 - Cagliari


La Regione propone al Comune la revisione dell’accordo di programma sul parco pubblico



Mongiu: «Un comitato scientifico per riesaminare la situazione del colle alla luce dei mutamenti»

MAURO LISSIA

CAGLIARI. Una ricerca su l’area di Tuvixeddu con strumenti a raggi infrarossi per capire se il sottosuolo del colle punico conserva ancora qualche segreto. La proposta è arrivata dalla Regione nel corso della prima riunione del comitato di vigilanza sui Pia-Pit - strumenti di programmazione negoziata - prevista nell’accordo di programma del 1999 col quale si era deciso il finanziamento del parco archeologico e urbano affidato poi alla realizzazione del comune.
E’ stato il governatore Renato Soru a illustrare la proposta al sindaco Emilio Floris, che era affiancato dagli assessori Gianni Campus e Raffaele Lorrai, presenti gli assessori regionali Carlo Mannoni, Gianvalerio Sanna e Maria Antonietta Mongiu. Soru ha parlato della situazione di Tuvixeddu, per sostenere che la situazione dal 1999 ad oggi è profondamente cambiata ed è per questo necessario intervenire: «Ci sono cospicue risorse finanziarie da spendere - ha detto Soru - mille nuove tombe scoperte nella più grande necropoli del Mediterraneo e anche una differente visione del parco. Rivediamo insieme il progetto per dare avvio a una grande operazione di recupero naturalistico, attraverso un’azione di geodiagnostica non distruttiva e il restauro archeologico e paesaggistico. Pensiamo a una cosa in comune, una cosa in grande».
Le risorse disponibili ammontano circa a otto milioni di euro, una somma ricava su quanto resta dei fondi Pia e Pit rimasti inutilizzati: «L’idea che abbiamo portato al tavolo è di costituire un comitato scientifico formato da alte personalità della cultura, sarde e internazionali - spiega Maria Antonietta Mongiu - perchè la situazione di Tuvixeddu possa essere esaminata con la massima competenza e rivista alla luce delle novità maturate in questi anni. Pensiamo che il tempo dei fai da te sia finito, che sia ora di muoversi su elementi di conoscenza scientifici che sgombrino il campo da qualsiasi improvvisazione». La proposta della Regione avanzata in sede di comitato di vigilanza riguarda soltanto l’area pubblica, quella in cui il Comune è impegnato a realizzare il parco archeologico e il parco urbano. Il cantiere - quello dove si trovano gli ormai famosi ‘gabbioni’ abusivi - è ancora sotto sequestro da parte della Procura della Repubblica che indaga un dirigente comunale e il capo del cantiere. Ma se l’amministrazione comunale accettasse l’idea di riconsiderare il progetto molti problemi potrebbero essere superati, gli stessi gabbioni probabilmente sparirebbero dalla scena così come anche la Sovrintendenza archeologica sembra auspicare. L’indagine sul sottosuolo - che finalmente arriverebbe, a proporla erano state le associazioni ambientaliste già quindici anni fa ma è prevista persino nel testo dell’accordo di programma - potrebbe poi dare un’indicazione scientifica definitiva su quanto esiste di inesplorato nel colle, se davvero qualcosa esiste. Soru ha parlato di un apparecchio a raggi infrarossi, probabilmente basterebbe un’indagine con gli ultrasuoni. Ma questo è un problema della sovrintendenza archeologica, il solo ufficio competente in materia di scavi e ricerche. La stessa sovrintendenza archeologica che appena sabato scorso, durante l’incontro con la stampa, ha ribadito che finora nell’area interessata all’intervento edilizio privato non è stato trovato nulla. Ma che si è dichiarata pronta a intervenire - sono parole della responsabile della vigilanza sul parco archeologico Donatella Salvi - qualora saltassero fuori novità importanti. Nuova Iniziative Coimpresa ha sempre sostenuto di aver pianificato il complesso edilizio al di fuori dell’area archeologica, lontano dalla necropoli, comunque fuori dal di danneggiare il bene culturale. Ma ad oggi nessuna delle autorità e delle imprese in campo può fondare le proprie convinzioni su qualcosa di inconfutabile. Ecco perchè Soru ha voluto riprovarci: se al di là dell’area sottoposta a vincolo diretto e indiretto saltassero fuori nuove tombe il ministero dei Beni Culturali avrebbe grosse difficoltà a non fermare i lavori di costruzione in corso.
Il sindaco Floris non si è opposto all’idea della Regione ma ha preso tempo prima di esprimere un parere. Saranno gli uffici tecnici regionale e comunale a esaminare la cartografia dell’area, i materiali e i dati disponibili per capire su quali basi potrebbe essere impostata una rimodulazione dell’accordo datato 1999.
Restano aperti gli altri fronti, quello giudiziario e quello della trattativa. I legali dell’amministrazione Soru non hanno ancora depositato il ricorso al Consiglio di Stato sulla bocciatura da parte del Tar allo stop trimestrale dei cantieri che la Regione aveva imposto a Coimpresa in base alla legge 45. E’ questione di giorni, se non di ore. Mentre rimane uno spiraglio ancora aperto sulla possibilità che si arrivi a un accordo fra ente pubblico e impresa basato su permute di aree e indennizzi. Il gruppo Cualbu, pur forte di una sequela di sentenze favorevoli, non ha escluso che si possa fare e non ha mai eluso la trattativa.