Il progetto “Abitare Condiviso”
Il progetto Abitare Condiviso mette in crisi i luoghi comuni. Lo dimostra il reportage del regista Enrico Pau su un'esperienza di coabitazione tra sofferenti psichici e studenti universitari portata avanti nel 2010 dai Comuni del Plus 21 (capofila Monserrato), con ottimi risultati.
Al Cineteatro Nanni Loy la proiezione del docufilm che sfata ogni pregiudizio: disabili mentali e studenti sono riusciti a convivere serenamente sotto lo stesso tetto, per di più, allo scadere dei 12 mesi previsti e finanziati dal progetto, alcuni hanno deciso di continuare a convivere. Il primo scettico a doversi ricredere è proprio il regista. «Quando mi hanno chiesto di girare il reportage non credevo potesse riuscire così naturalmente, ma vi assicuro che non c'è fiction è realtà allo stato puro". Il direttore del dipartimento di Salute mentale, Augusto Contu è «felice di poter far ascoltare le voci dei protagonisti di questa esperienza; studenti, pazienti e operatori sanitari. Le nostre azioni - prosegue Contu - son finalizzate a non vedere solo i problemi e i limiti ma anche le risorse e le capacità delle persone». Abitare Condiviso sta per partire anche in città, tre studenti, dei sei che hanno presentato domanda, sono già stati giudicati idonei per poter prendere parte al programma, finanziato dalla Regione e nato da una sinergia tra Comune, Ersu e dipartimento di Salute mentale, che prevede dei gruppi di convivenza composti da studenti e sofferenti psichici: verranno messi gratuitamente a loro disposizione dei posti alloggio in centro, utenze pagate e sei pasti alla settimana alla mensa universitaria.
«Per sofferenza mentale si intende anche una semplice depressione che può capitare a tutti, per questo è necessario prima di strumentalizzare fare una grande riflessione su se stessi», spiega Daniela Noli, presidente dell'Ersu. All'entusiasmo dell'assessore alle Politiche sociali di Monserrato, Pina Puddu, fa eco la collega cagliaritana. «Da tutte le convivenze nel bene e nel male si impara sempre qualcosa, quando me l'hanno proposta mi è sembrata subito un'idea bellissima, che ho spostato immediatamente». Susanna Orrù ne è convinta. «Progetto che vince non si cambia».
Veronica Nedrini