TUVIXEDDU. Giornata di primavera
All'ultimo minuto si sono accorti che una zona del parco di Tuvixeddu è inaccessibile: il sequestro disposto dalla magistratura nel corso di un'inchiesta per abusi edilizi non è mai stato revocato, se non per l'esecuzione di alcuni lavori. Ecco perché, ieri mattina, il sindaco Massimo Zedda, insieme al direttore generale del Comune Cristina Mancini, ha bussato alla porta del procuratore della Repubblica Mauro Mura: un breve colloquio per capire se si potesse fare qualcosa. Sì, perché il Comune, in occasione della ventesima Giornata di primavera del Fai (fondo ambientale italiano), domenica prossima, intende aprire al pubblico, con tanto di visite guidate, la necropoli punica. Avvenimento da replicare il 21 e 22 aprile in collaborazione con Legambiente.
Il procuratore Mura ha convocato nel suo ufficio ,al terzo piano del Palazzo di giustizia, il sostituto Daniele Caria che ha coordinato le indagini sugli abusi Tuvixeddu fino al processo attualmente in corso davanti alla prima sezione del Tribunale. Il magistrati hanno ascoltato le esigenze del primo cittadino al quale hanno poi assicurato il loro parere favorevole all'istanza che il Comune presenterà in Tribunale per poter aprire al pubblico la necropoli per la Festa di primavera e l'iniziativa di Legambiente. L'ultima parola spetta ora ai giudici ma difficilmente l'istanza sarà respinta.
Risolto il problema, questo pomeriggio il sindaco e gli assessori alla Cultura e ai Lavori Pubblici presenteranno alla stampa le due aperture straordinarie al pubblico del parco di Tuvixeddu.
Sono sei gli imputati nel processo sugli abusi edilizi a Tuvixeddu: l'ex sovrintendente dei Beni archeologici Vincenzo Santoni, l'archeologa Donatella Salvi, il costruttore Raimondo Cocco, il direttore dei lavori Fabio Angius, il dirigente comunale Paolo Zoccheddu e il funzionario Giancarlo Manis. L'inchiesta penale ruota attorno ad alcuni abusi edilizi sul colle che ospita la più estesa necropoli punica del Mediterraneo. Nel mirino ci sono le fioriere realizzate all'interno del parco e il voto della Commissione paesaggio col quale era stata respinta l'estensione del vincolo archeologico.
Il processo riguarda pure l'ok alla costruzione di un palazzo nel viale Sant'Avendrace che avrebbe influito negativamente sulla luce e il decoro dell'area archeologica.