Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Un anno di vita insieme per conoscere le diversità

Fonte: Sardegna Quotidiano
22 marzo 2012

Iniziativa

L’IDEA Si è concluso il primo progetto “Abitare condiviso” che quattro ragazzi affetti da sofferenza mentale e studenti

Hanno vissuto insieme con semplicità, condividendo doveri e diritti, ma anche responsabilità. L’hanno dimostrato attraverso le loro testimonianze, cinque ragazzi affetti da sofferenza mentale e quattro studenti universitari, che hanno vissuto insieme, divisi in due gruppi, per un anno. Il progetto, appena concluso, si chiama “Abitare condiviso”. Nato dalla collaborazione tra Ersu, con la Asl 8, e il comune di Monserrato. Qualche battibecco per il disordine, altri per chi cucina di più rispetto a un altro coinquilino, si sono raccontati così i ragazzi davanti alle telecamere del regista Enrico Pau, che ieri al teatro Nanni Loy ha presentato il reportage della loro esperienza. L’obiettivo del progetto era quello di promuovere l’autonomia e l’inclusione sociale di soggetti che si trovano in condizioni di sofferenza mentale, e contemporaneamente offrire agli studenti universitari che si sono proposti, un’occasione di crescita personale e sociale. «Gli obiettivi sono stati pienamente raggiunti - ha detto Mirim Picciau, psicoterapeuta, coordinatrice del progetto - questo era un progetto sperimentale, dove si utilizzano risorse umane non professionali, quali gli studenti, per conseguire degli obiettivi terapeutico-riabilitativi, ora i pazienti sono autonomi, sono andati a vivere da soli e hanno solo un minimo sostegno da parte degli operatori e quello adeguato da parte delle famiglie». E sono stati proprio i risultati ottenuti, a convincere Ersu e comune di Cagliari, a iniziare un’espe - rienza anche in città di “Abitare condiviso”. «Abbiamo sottoscritto il nuovo protocollo pochi giorni fa - ha spiegato Daniela Noli, presidente dell’Ersu - questa esperienza è servita per aiutare anche i giovani a destreggiarsi in un contesto sociale sempre più difficile ».

M.M.