VIALE DIAZ Con la riforma di Brunetta tagliati i posti: da diciassette a cinque, e manca l’accordo sui nomi
LE NOMINE I componenti dovevano essere individuati entro 45 giorni dal 2 gennaio: bisogna approvare il bilancio
Fiera
Doveva essere la svolta. O almeno così era stata annunciata. Ma la nomina di Ignazio Schirru alla presidenza della Fiera, finora, è stato l’unico atto ufficiale della nuova gestione di viale Diaz, dopo l’addio, con porta sbattuta alle spalle, da parte di Gianni Biggio, ex presidente di Confindustria. Schirru per ora è un uomo solo al comando di un consiglio di amministrazione che non c’è: i posti dovevano essere assegnati entro 45 giorni dal suo insediamento. Lui la poltrona l’ha occupata il 2 gennaio, il termine è scaduto da tempo ma i nomi di chi lo deve affiancare non ci sono. Il problema viene definito “politico”, e sarebbe tutto interno alla Camera di Commercio, che dovrebbe designare i consiglieri. Manca ancora l’accordo e le varie componenti che governano nel Largo Carlo Felice non si esprimono: da qui lo stallo. Ma perché è tutto fermo? Una ragione va cercata nelle leggi che governano la composizione dei Cda degli enti dove girano soldi pubblici. Lo scopo delle norme è il risparmio, che si ottiene solo col taglio delle poltrone: nessuno sembra voler rimanere fuori dal tavolo, e delicati equilibri che fino a poco tempo fa era facile trovare adesso non ci sono più. In genere partono veti incrociati, a volte rappresaglie, salvo che non si trovino scappatoie che permettono l’aumento dei posti a disposizione. E in un ente come la Fiera, se non si trova una via d’uscita, si corre un forte rischio: il bilancio va approvato entro il 30 aprile, pena il commissariamento.
MENO POSTI NEL CDA? Nel sito dell’ente, rispetto all’era Biggio, è cambiato solo il presidente: al suo posto c’è Ignazio Schirru, nominato in quota Casartigiani. Resta il direttore generale, Benedetto Etzi. Ma non sono stati cancellati tutti i vecchi componenti del Cda, ben sedici, così divisi: due Coldiretti, uno Claai Artigiani, due Confcommercio, uno agenti di Commercio, uno Confindustria, due Regione, uno Api sarda, uno Legapesca, due in quota Camera di Commercio di Cagliari, uno per quella di Oristano e infine il sindaco, quindi Massimo Zedda. Tanti posti da assegnare, e su cui trattare, che Brunetta ha cancellato con un colpo di spugna normativo: il Cda è stato ridotto a cinque componenti, presidente compreso. Difficile tenere fuori Zedda, la Regione non ha nessuna intenzione di smettere di controllare la situazione (e siamo a tre), Oristano vanta dei diritti e poi c’è Schirru. Cinque. Tutte le altre categorie rischiano di rimanere a terra, senza rappresentanza né potere decisionale diretto. Ma a regolamentare il settore ci sarebbe un’altra legge, che permetterebbe l’allargamento del Cda a dieci componenti più il presidente. E in questi giorni si sta cercando di capire a quale delle due imposizioni bisognerà attenersi. Intanto la Fiera va avanti senza governo “ufficiale”.
LE CERTEZZE DEL PRESIDENTE « L’ho detto al momento del mio insediamento e lo ribadisco ora: abbiamo grandi progetti da mettere in atto e lo faremo»: Ignazio Schirru conferma le parole pronunciate all’inizio dell’anno. E sulla vacanza del consiglio di amministrazione dice: «Ci sono io appoggiato dalla giunta camerale. Nessun problema nella nostra maggioranza. Si devono solo individuare gli uomini giusti da mettere al posto giusto». Una semplice questione di poltrone, quindi? «No, la ricerca di un accordo, una questione politica. Poi c’è da capire da quanti membri dovrà essere composto il Cda, ci sono due leggi che dicono cose differenti. Ma presto, prestissimo, saranno nominati i componenti » .
IL BLOCCO E IL FUTURO Che avranno un compito: fare della Fiera un vero motore di sviluppo per la città. Un’area di dodi ettari, a ridosso del mare, che viene aperta solo per qualche giorno all’anno, per la quale negli anni sono state annunciate rivoluzioni che nessuno ha mai visto. Come quella che si poteva attuare col via al progetto milionario, arrivato con un concorso di idee, per il restyling completo di tutta la struttura. I padiglioni sono rimasti gli stessi, il centro congressi apre a richiesta. E magari, ad aprile, rischiano di esserci i soliti trattori all’ingresso. Come vent’anni fa.
Enrico Fresu