Fino al 27 in scena la nuova produzione diretta da Guido De Monticelli
“I fratelli Karamazov” da oggi al Massimo di Cagliari
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C'è Fëdor Dostoevskij con “I fratelli Karamazov” da stasera alle 20,45 a martedì 27 al Massimo di Cagliari. Lo spettacolo, inserito nella Stagione del Teatro Stabile della Sardegna e nella Stagione Cedac, è tappa importante del percorso che ha visto la compagnia sarda e il Metastasio di Prato unirsi in un unico progetto (la stessa compagnia è stata diretta, qualche mese fa, da Paolo Magelli ne “Il Giardino dei ciliegi” di Anton Cechov).
Curano la drammaturgia Roberta Arcelloni e Guido De Monticelli, regista dello spettacolo. Le scene sono di Lorenzo Banci e Federico Biancalani, i costumi di Zaira De Vincentiis, disegno luci Loïc François Hamelin, le musiche di Mario Borciani, regista assistente Rosalba Ziccheddu. In scena Valentina Banci, Francesco Borchi, Daniel Dwerryhouse, Corrado Giannetti, Elisa Cecilia Langone, Mauro Malinverno, Fabio Mascagni, Paolo Meloni, Silvia Piovan, Cesare Saliu, Maria Grazia Sughi, Luigi Tontoranelli.
“I fratelli Karamazov” (pubblicato a puntate su “il Messaggero russo” a partire dal gennaio 1879, lo scrittore riuscì a completare l'ultimo capitolo solo pochi mesi prima di morire) rappresentano un grande palcoscenico dove il tema del male e dell'esistenza di Dio si dibatte e viene dibattuto in tutte le sue varianti, in una “orchestrazione polifonica” che mette a nudo e dispiega una pluralità di concezioni etiche, filosofiche, sociali e politiche.Al centro del romanzo i tre fratelli, l'evangelico Alëša, il passionale Dimitrij e il tormentato e raziocinante Ivan, sullo sfondo di un terribile delitto: l'uccisione del padre, figura buffonesca e filistea. Intorno ai fratelli e alla torbida e divorante azione in cui sono implicati, una miriade di creature, intrappolate nell'eterna lotta fra il bene e il male. Ma in Alëša - attraverso un lacerante viaggio nell'umano - si incarna il sogno e il presagio che il regno di Cristo si instaurerà sulla terra e l'amore universale vincerà il dolore.
Lo spettacolo è fortemente connesso (e sarà appuntamento serale) col Festival di Filosofia “La legge la libertà la grazia” organizzato dal Teatro Stabile della Sardegna in collaborazione con l'Università di Cagliari, che si svolgerà dal 24 al 27 al Massimo.
Scrive Guido De Monticelli, rievocando il lavoro comune con Roberta Arcelloni: «La maestosa architettura del romanzo di Dostoevskij ci si è aperta davanti in tutta la sua complessa bellezza, con le sue altissime guglie, le sue luminose vetrate, le sue sotterranee, oscure cappelle». Un lungo percorso di lettura, «una lettura che ci siamo fatti ad alta voce, reciprocamente l'un l'altro, per ben due volte, seduti sotto il cielo dolce della Toscana (terra così lontana dal paesaggio russo che Dostoevskij amava e considerava impossibile da capire per il cittadino europeo)». Fino allo scoramento: «In che modo prendere tutte quelle parole e portarle intatte con la loro forza dentro lo spazio ristretto del palcoscenico, dentro il tempo convenzionale di uno spettacolo?». La risposta è ora del pubblico.