Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

«La sinistra non sta con Monti e l’Italia non fa crescere l’Isola»

Fonte: Sardegna Quotidiano
15 marzo 2012

FAUSTO BERTINOTTI

LO SCENARIO I Paesi europei sono governati da Bce e Fmi e la linea di intervento sulla crisi è una linea liberista 

 

Indubbiamente la Sardegna ha pagato un processo che potrebbe essere definito di colonizzazione, certamente ha subito un processo di sfruttamento. Lo Stato, sbagliando, pensa che le realtà territoriali non possano essere messe nelle condizioni di crescere con le proprie risorse. Questa è l’idea sbagliata dello sviluppo

 Massimo Zedda è sindaco perché è l’espressione di un moto di rinnovamento della politica che va al di là dei confini del proprio partito e della propria parte politica. La politica ufficiale non valorizza i tanti Massimo Zedda nel processo neccessario di rinnovamento della politica

Fausto Bertinotti è pronto per la sua tappa a Cagliari mentre la Sardegna è ritornata in piazza per chiedere “lavoro” e il Consiglio regionale prepara la seduta straordinaria per gli Stati generali del popolo sardo. L’ex presidente della Camera conferma l’addio «alla stagione della direzione politica» ma non ha nessuna intenzione di dire addio alla politica. Anzi, il titolo della fondazione che presiede, “Cercare ancora”, dà il senso del suo lavoro, e la rivista che dirige, “Alternative per il socialismo”, conferma la sua mission. Presidente, la sinistra dove è? Purtroppo esiste il popolo della sinistra ma non c’è un partito che lo rappresenti. Dove bisogna cercare la sinistra? In Italia come in Europa bisogna ricercarla dentro i conflitti e nei tanti movimenti che attraversano la società.

 

la storia Quindi, fuori dai partiti... I grandi partiti che sono stati l’asse portante della democrazia, oggi, sono parte anch’essi della crisi. Ma dopo il governo Monti la democrazia c’è ancora? Si tratta di una democrazia sospesa provocata dall’irruzione sulla scena dei governi di una oligarchia che ne ha preso il comando. Che cosa vuol dire che la democrazia è sospesa? Vuol dire che i Paesi europei sono governati da un nucleo di comando fatto dalla Banca centrale europea, dal Fondo monetario internazionale e dalla Commissione europea che, sotto la direzione politica franco-tedesca, governa di fatto l’intera Europa. E i parlamenti nazionali? Sono ridotti a semplice cassa di risonanza delle decisioni del nucleo di comando. Un esempio che renda l’idea? Beh, è semplice, le politiche economiche dei diversi Paesi europei sono la copia carbone della lettera della Bce. Basta pensare che si è introdotto il pareggio di bilancio con una modifica costituzionale derivata da un vincolo esterno e non da una scelta di ogni singolo Stato. Poi c’è l’attacco alle pensioni e la riforma del lavoro. Il tutto accade perché la linea è quella di mettere in discussione quel che resta dello stato sociale europeo. Chi sostieneMonti pensa che l’eco - nomia viene prima della democrazia? Se si fosse scelta la democrazia in Italia come in Grecia si sarebbe andati alle elezioni che non sono un esercizio neutrale ma consentono ai cittadini di scegliere tra differenti e contrastanti politiche economiche e sociali. Invece ci sono i governi tecnici... I governi dei tecnici dicono che c’è una sola politica economica e sociale: la loro. Può la sinistra sostenere il governo tecnico di Monti? No. La linea di intervento di Monti sulla crisi economica è una linea liberista. Lo dimostri... Lo dimostrano gli atti: il rifiuto dell’in - tervento statale in economia; non c’è la redistribuzione del reddito verso il lavoro e contro il capitale finanziario; non c’è la patrimoniale e neppure la Tobin tax; gli interventi in materia sociale consistono nell’aumento dell’età pensionabile e nella liberalizzazione del mercato del lavoro. Perché dice che l’Europa sarà dominata dalla Germania e che l’Italia sarà una colonia? Non sarà. Lo è già. C’è chi sostiene, invece, che la Sardegna sia una colonia dell’Italia. Indubbiamente la Sardegna ha pagato un processo che potrebbe essere definito di colonizzazione, certamente ha subito un processo di sfruttamento. La vertenza Sardegna ha dentro le entrate e le questioni insolute da decenni... In Italia si è fatto uso, fino a inflazionarlo, del termine federalismo, ma in realtà si è registrato il massimo del disinteresse, della centralizzazione e della marginalizzazione delle storie territoriali. Sì, ma lo Stato continua a trattenere i soldi dei sardi... Lo Stato, sbagliando, pensa che le realtà territoriali non possano essere messe nelle condizioni di crescere con le proprie risorse. Questa è l’idea sbagliata dello sviluppo, soprattutto con la crisi si deve investire nei territori perché da li passa la ripresa. Un messaggio per gli stati generali del popolo sardo? I sardi protagonisti di uno sviluppo autocentrato che vuol dire sviluppo anche della democrazia. Cagliari, città definita mercantile e borghese, ha come sindaco Massimo Zedda di Sel. Zedda è sindaco perché è l’espressione di un moto di rinnovamento della politica che va al di là dei confini del proprio partito e della propria parte politica. Vede in giro tanti Zedda? Sì, ce ne sono, ma la politica ufficiale non li valorizza nel processo neccessario di rinnovamento.

Antonio Moro