STAMPACE.
Muffa e cedimenti a San Pietro dei Pescatori
L'appello: stanziate i fondi per sistemarla
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Cade a pezzi la chiesetta di San Pietro dei Pescatori, in viale Trieste. Le pareti interne dell'antica cappella, risalente all'anno Mille, versano in precarie condizioni tra crepe, cedimenti d'intonaco e muffa. Chiusa al culto da tre anni, il tempio viene aperto (con le cautele del caso) una sola volta all'anno, il 29 giugno, per la festa dei Santi Pietro e Paolo. È da tempo che la Cooperativa San Pietro (la cui sede è a fianco) chiede che siano stanziati i fondi per la ristrutturazione, ma invano.
LA DENUNCIA «Ci piacerebbe», affermano Massimo Puzzoni e Giovanni Troja, presidente e vicepresidente della cooperativa, «che la chiesetta tornasse a essere un punto di riferimento per gli stampacini». Fino a tre anni fa, infatti, ogni domenica erano tanti i fedeli che prendevano parte alla messa domenicale. «Dopo la chiusura per inagibilità, gli abitanti di Stampace Basso sono stati costretti a emigrare». Ora si recano nella chiesa Del Carmine o all'Annunziata, in viale Merello. «La strada è lunga e i disagi sono pesanti, specialmente per gli anziani che vanno a piedi. La realtà è che dopo la chiusura molte persone hanno smesso di andare a messa».
L'APPELLO La Cooperativa e il Gremio dei pescatori (proprietario della cappella dal 1325) lanciano l'ennesimo accorato appello alle istituzioni: Comune, Provincia, Regione e Sovrintendenza. «Se San Pietro è ancora in piedi», sottolinea Troja, «è grazie a noi che curiamo la manutenzione ordinaria. Ma per un intervento straordinario non abbiamo i soldi. Solo l'Università si è interessata, predisponendo un progetto di restauro».
Paolo Loche