Università e aziende in vetrina. La polemica: «Qua solo privati»
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Dalla luce nei loro occhi è subito chiaro quanto apprezzino questa «iniziativa originale e innovativa». Per la seconda giornata di “OrientaSardegna” altri cinquemila studenti sono in scena alla Fiera, alcuni interessatissimi altri un po' scettici, sicuramente euforici e pieni di domande, anche se non mancano le polemiche. Si aggirano a passo lento tra gli stand, accumulano depliant, osservano e si confrontano prima di andare diritto al sodo: «Questa facoltà è a numero chiuso?», chiedono, «quanti posti ci sono? quali sono le domande dei test di ammissione?». Per la maggior parte «una preparazione universitaria è fondamentale per trovare un lavoro ben retribuito» ma sono tanti anche quelli che a proseguire gli studi non ci pensano proprio, o almeno non subito, come Andrea, e preferiscono un anno come volontari nelle Forze Armate, «e poi chissà».
Nello stand del ministero della Difesa, affollatissimo, i militari vengono bersagliati di domande. I ragazzi incuriositi dai mezzi militari parcheggiati nel piazzale esterno si scatenano con le macchine fotografiche, per indirizzarle subito dopo ai campioni della Dinamo Basket, Tony Easlay e Giacomo “Jack De Vecchi”, che accompagnati dal presidente Stefano Sardara, li incontrano davanti agli stand del Banco di Sardegna, sponsor della prima edizione. Poco distante c'è il curioso banchetto allestito dalla Guardia di Finanza, la terza attrazione della giornata; dove si imparano a riconoscere borse, scarpe e banconote false. «Anche noi ci rivolgiamo ai giovani, abbiamo due corsi universitari, uno con indirizzo giuridico e uno economico», spiega il Colonnello Luppino.
Tra le aziende «è singolare la presenza della Avon Cosmetics». Perché sceglierla? «È un modo per pagarsi gli studi in un momento in cui trovare lavoro non è facile, 80 ragazze hanno già aderito», riferisce un responsabile. Una giornata dal bilancio tutto positivo se non fosse per qualche piccola polemica. «Sono deluso perché la maggior parte delle Università sono private», fa notare Edoardo Cois dell'Istituto Grazia Deledda. «Vorrei fare medicina a Roma ma non ho trovato l'Università La Sapienza". Alla sua voce si unisce quella di un gruppo di professori. «Ci sembra che gli studenti vengano trattati come potenziali clienti, pensiamo che abbiano invece bisogno di un approccio diverso rispetto a una carrellata di proposte, per lo più private. Comunque è la prima edizione» aggiungono, «potrà sicuramente migliorare».
Veronica Nedrini