L'incidenza di tanti fattori
Giulio Zasso
È un'emorragia che mette i brividi, ma è anche una storia che parte da lontano, quando il commercio cagliaritano godeva ancora di una salute discreta. Vent'anni fa o poco più i soldi giravano bene tra le vetrine del centro e il cuore economico della città pulsava senza troppi problemi tra prezzi alti, orari rigidi e poca voglia investire sul futuro.
Il futuro però si è affacciato in fretta, con la grande distribuzione, con i centri commerciali in periferia, i costi di produzione (e quindi i prezzi) più bassi, fino al botto finale delle vendite su internet. È mancata la lungimiranza per cavalcare il cambiamento. Troppo deboli le energie messe in campo dagli amministratori degli ultimi due decenni. Gli addetti ai lavori, a loro volta, hanno tardato a specializzarsi, ad associarsi per portare avanti le iniziative (e anche le battaglie) in squadra. Le strade del commercio avrebbero dovuto scommettere su un appeal nuovo per convincere i cagliaritani a non scappare. Non è successo. Servivano salotti, sono arrivati il declino e il degrado. Via Garibaldi e via Dante sono l'emblema: strade senz'anima e un cimitero di serrande chiuse. Il mercato immobiliare drogato ha dato la spallata finale, con affitti esagerati per i commercianti indeboliti da fatturati sempre più esili.
Non è ancora troppo tardi per alzare bandiera bianca, anche se la crisi economica concede pochi sconti. Servono scelte forti, servono strade belle, serve un commercio elastico e moderno, con imprenditori preparati, capaci di vedersela con il mercato in continua evoluzione. E anche l'amministrazione comunale è chiamata a dettare strategie e piani di intervento. La città dei bottegai ha il dovere di riprendersi quello che è sempre stato il fiore all'occhiello della propria economia.