Erano gestite dalle banche locali. Il timore delle imprese è che calino ancora i prestiti erogati
Le Tesorerie passano sotto il controllo di Palazzo Koch
Le casse degli enti locali finiranno nelle mani di Bankitalia. E a pagare potrebbero essere imprese e famiglie. Per Ance e Confindustria - che criticano il decreto semplificazioni del governo - il rischio è una nuova stretta creditizia, ma anche ulteriori ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione.
LE RISORSE «In Sardegna», commenta Maurizio De Pascale, presidente dei costruttori sardi aderenti a Confindustria, «tutti gli enti locali, dalle Province ai Comuni, hanno fermi nelle tesorerie del Banco di Sardegna risparmi per circa un miliardo di euro. Il risultato, con effetti immediati, è che i fondi verranno meno alla disponibilità dell'istituto e trasferiti a Banca d'Italia. Una prima tranche delle giacenze è infatti già stata fatta confluire», continua De Pascale, «mentre il resto sarà trasferito entro il 16 aprile». Anche l'utilizzo dei residui passivi (la spesa per investimenti non ancora impiegata) passerà totalmente a Palazzo Koch, che erogherà quanto necessario su richiesta formale dell'ente. «Così l'iter di spesa si allunga di un passaggio», sottolinea De Pascale, «e si sottrarranno risorse - e pertanto prestiti - alle famiglie e alle imprese». In effetti, nel momento in cui le tesorerie passeranno a Bankitalia, le banche subiranno una riduzione della raccolta (conti correnti, depositi): questo implicherà minori possibilità di fare credito.
IL BANCO «Una riflessione sulla politica degli impieghi andrà fatta, vista la portata dell'intervento», conferma Alessandro Vandelli, direttore regionale del Banco di Sardegna. «Tuttavia, il trasferimento delle tesorerie sarebbe stato molto più pesante se non ci fossero state importanti immissioni di liquidità da parte della Bce in favore degli istituti di credito».
I RITARDI Ma c'è di più. Secondo Massimo Putzu, leader regionale di Confindustria, l'impatto del provvedimento non riguarderà solo i finanziamenti a imprese e famiglie. «Gli enti locali non avranno l'immediata disponibilità dei loro conti, quindi temiamo che possano aumentare i ritardi nei pagamenti verso le imprese», osserva l'imprenditore. Insomma, un ulteriore tassello che si aggiunge, puntualizza Putzu, «alla cronica incapacità di un ente locale di spendere in tempo le sue risorse». Un'incapacità, incalza De Pascale, «he deriva da un complesso di norme che appesantiscono l'azione amministrativa e in parte dall'eccesso della burocrazia che pervade gli iter approvativi».
I COMUNI L'intervento del governo non piace nemmeno agli enti locali: «Giudichiamo negativo questo provvedimento: lede l'autonomia dei Comuni prevista dalla Costituzione», lamenta Umberto Oppus, direttore regionale dell'Anci. «Non avremo più il controllo delle nostre casse. E sarà più difficile garantire servizi di qualità ai cittadini».
Lanfranco Olivieri