Affollata presentazione nella sede dell'Unione Sarda. Il sindaco Zedda: sì al ripascimento-bis
Il libro di Chiappe e Caravano sul Poetto che non c'è più
A rileggere certe dichiarazioni può solo venire da ridere: «Tranquilli, la sabbia tornerà bianca». Oppure: «Non solo diventerà più chiara, ma sarà anche più bella». Gran finale: «Ritornerà bianca, basta riscaldarla a 100 gradi». Eppure raccontando i dodici giorni che sconvolsero il Poetto non si può evitare di imbattersi anche in queste frasi, tutte vere, di chi tentò di difendere il ripascimento del 2002, spesso negando l'evidenza. In realtà, Gli 80 passi che hanno cambiato il Poetto (Edizione La Torre, 176 pagine, 16 euro) è un libro nato prima di tutto per far riflettere e poi anche «perché l'unica pubblicazione che esisteva su quell'intervento era un opuscolo della Provincia che cercava di provare, con due fotografie messe a confronto, la buona riuscita del ripascimento», ha raccontato Maria Francesca Chiappe, autrice del libro insieme al collega giornalista de L'Unione Sarda Lello Caravano.
Le immagini di quel libretto ovviamente erano state falsificate, e questo fa parte del versante giudiziario di una vicenda che ha segnato i cagliaritani e ha contribuito ad affossare la fiducia nella politica. Anche se la colpa è pure «dei tecnici che ci hanno illuso, mentre invece ci avrebbero dovuto mettere in guardia e dire la verità», come ha ricordato il senatore (oggi e anche allora) Mariano Delogu, intervenuto nel dibattito-presentazione di ieri, nella sala convegni del complesso polifunzionale di piazza L'Unione Sarda.
La discussione - moderata dal giornalista Giancarlo Ghirra, a cui hanno partecipato anche lo scrittore-oculista Giorgio Todde e l'attore Massimiliano Medda - è servita anche per parlare del futuro del Poetto, dei chioschi e dell'ipotesi di un secondo ripascimento. «A Pasqua rivedrete i baretti», ha annunciato il sindaco Massimo Zedda, che ha poi aggiunto: «Io farei una prova di ripascimento a Sant'Elia, dove le correnti hanno creato una piccola spiaggia in un punto in cui prima non c'era nulla. Entro l'estate approveremo il Piano di utilizzo dei litorali». Un documento dove, tra le altre cose, sarà previsto che «il 70 per cento della spiaggia resti pubblico e il 30 sia affidato ai privati con le concessioni e gli stabilimenti. Il Poetto deve essere di tutti».
Tornando al disastro del 2002 - esattamente dieci anni fa - e alle sue cause, Caravano ha ricordato: «Per salvare un litorale di quella bellezza ci sarebbe voluto un grandissimo rispetto, competenza e amore, che evidentemente non ci furono. Invece si intervenne con una grandissima incompetenza». I motivi, forse, sono da ricercare «nelle ambizioni, che qualcuno coltivò, di costruire una carriera politica sul salvataggio del Poetto». Poi la fretta: c'era il rischio di perdere i finanziamenti e nessuno si prese la responsabilità di bloccare la draga Antigoon, nonostante tutti rabbrividissero di fronte alla sabbia nera che sputava. Tutto per avere quegli ottanta passi (cioè la lunghezza della spiaggia dopo la cura Balletto-Zirone) che danno il titolo al libro. Ottanta passi di cui - e questo è il colmo - ne sono rimasti appena una ventina.
Michele Ruffi