Un giorno nei quartieri popolari
Enrico Pilia
Si chiama cronaca nera non a caso. Sono i fotogrammi più scuri di una giornata, di un fatto, di una storia. A Cagliari, la cronaca nera non regala mai giornate senza notizie. Il farmacologo Diana, soltanto ieri, poneva l'accento su quel fiume di cocaina che scorre impetuoso sulle nostre strade. La polvere bianca che abbatte i freni inibitori e aumenta il coraggio. Perché ci vuole coraggio - alla luce del sole - per penetrare in un palazzo all'interno di una piazza particolare, racchiusa fra gli edifici, sfondare una porta e dare fuoco a una casa. Fortunatamente, in quel momento deserta. Chissà se la molla, anche questa volta, è stata caricata dalla cocaina o da quell'irresistibile desiderio di vendetta. Per un torto, magari per una soffiata - abbiamo sentito dire - legata a un recente fatto di cronaca. Sempre nera, così come è scurissimo il presente di questa coppia - lei presa di mira, lui senza le braccia - che da ieri deve ricostruire una quotidianità senza un tetto dove passare la notte.
Già, un tetto. A San Michele, la lotta per una casa è fatta di affitti in nero, di case popolari assegnate e cedute, di occupazioni quotidiane appena una porta viene lasciata semichiusa. Sfondare è un dovere, e non solo a San Michele. In via Piero della Francesca, a Mulinu Becciu, con un drammatico appello via mail una famiglia racconta di non poter mettere il naso fuori dalla porta per il terrore di prendere botte o perdere la casa. Il clima, nella strada delle case del Comune, è di massima tensione, perché il disagio sociale amplifica anche il minimo diverbio. Siamo nella stessa città dove i clochard dormono sotto i portici dei palazzi: a Genneruxi, un quartiere elegante, verde e sicuro. Miseria e nobiltà, seppure in declino.