Siamo stati così poco insieme”. Sembra l’amaro refrain di due sposi qualsiasi, Nino e Julca, costretti alla separazione da cause di forza maggiore. E quale forza maggiore della Storia che irrompe nella vita delle persone quando una di queste è Antonio Gramsci? Il lato privato, intimo del grande pensatore e politico durante la sua dura detenzione nelle carceri fasciste visto attraverso un carteggio finora inedito con la moglie russa di origini tedesche. Trenta lettere segrete spedite da Julca Schucht che presto vedranno la luce. A dare l’annuncio della prossima pubblicazione, Antonio Gramsci junior, nipote del fondatore del Partito comunista, figlio del secondogenito, Giuliano. L’occasione è stata fornita dalla sua partecipazione all’Al Ard Doc Film, festival internazionale del cinema documentario palestinese e arabo, dove Gramsci junior è stato protagonista insieme con Franco Fois di un progetto musicale legato all’influenza della musica araba sulla cultura europea. «È solo un progetto per ora - spiega il musicista 46 anni, che vive a Mosca - ma sta per prendere corpo. Ho già scelto il titolo: “Siamo stati così poco insieme”. Una frase ricorrente nella loro corrispondenza, che ben rappresenta l’angoscia della separazione forzata». Il carteggio, racconta il nipote, rivela un intenso rapporto tra loro e colma una lacuna. Viene sfatato soprattutto un vero e proprio falso costruito attorno alla vita coniugale. «Non è vero che lei non gli scrivesse», spiega il musicista, il rapporto epistolare tra mio nonno e mia nonnaera costante nel tempo.
C’è stata una breve interruzione di alcuni mesi tra il ‘29 e il ‘30, lui si sentiva tradito dal partito, lei aveva un problema di salute». Qualche anticipazione sullo specifico delle lettere. Julca, racconta Gramsci junior, aveva un bel linguaggio poetico. «Alcune missive sono un capolavoro di spontaneità e poesia - osserva - sequenze che trasmettevano al politico imprigionato immagini di quella vita familiare che gli era stata negata dalla carcerazione ». Attraverso poche frasi riusciva a veder crescere i suoi figli, sentirli vicini. «Dolce, ingenua, forte, dalla spiccata sensibilità artistica - descrive Julca Antonio jr - era una brillante violinista. Se una piccola tiratina d’orecchi posso fare a Gramsci, è di aver visto in lei solo una compagna di lotta e non piuttosto una sensibilità artistica». Ora Antonio Gramsci junior vuol portare in giro per il mondo il suo progetto musicale legato alla cultura araba. «Una sorta di appello perché quel mondo si unisca e getti le armi, in nome di un glorioso passato fatto di dialogo e cultura. Antonio Gramsci ne sarebbe fiero ». Ma il nipote parla almeno un po’ di sardo? Giusto il tanto per dire no. «Non chistionu sardo», dice. Ed è un peccato - ammette - «perché la Sardegna è la mia seconda patria». Ma. Zu.