Arrivano i dati sugli immobili fantasma che riguardano le province sarde. E nelle casse esangui dei Comuni del Cagliaritano potrebbe arrivare un bel “tesoretto” di almeno sette milioni di euro. È la rendita catastale certificata dall’agenzia del Territorio sui 10 mila e 376 fabbricati nascosti nel capoluogo. Di questi ben 5.133 sono abitazioni, la relativa rendita vale 2 milioni e 212 mila euro. Sono stati scovati grazie al lavoro certosino partito nel 2010 sia con fotografie e rilevamenti aerei, di “particelle ” di territorio dove figuravano le case non dichiarate al catasto e sia grazie anche alla collaborazione dei proprietari che hanno scelto di mettersi in regola. Ammonta invece ad 1 milione e 308mila euro la rendita “presunta”at - tribuita a 1731 strutture. Tra queste ci sono 753 appartamenti, il loro valore per il catasto è di 1 milione e 300 mila euro. La rendita “presunta” viene dedotta dai funzionari sulla base di un sopralluogo esterno che prende in considerazione le condizioni dell’im - mobile, l’area in cui si trova e la sua destinazione d’uso. Il gettito di euro potrebbe arrivare sia dall’Imu, ma anche grazie al recupero delle imposte sugli anni precedenti. Gli immobili con la “rendita presunta” saranno iscritti provvisoriamente al catasto, il valore supposto verrà notificato all’albo pretorio del comune dove sono stati scoperti i fabbricati non dichiarati. I terreni ancora da analizzare nella provincia di Cagliari sono 2556, quelli invece battuti a tappeto dai funzionari, in gergo professionale “le particelle trattate”sono poco più di 18 mila. A fare comunque da capofila per gli immobili “fantasma”è la provincia di Sassari che batte tutti: 16 mila e 800 quelli inghiottiti nel nulla, per una rendita catastale che schizza alla cifra record di 11 milioni di euro. In tutta l’isola mancavano all’appello quasi 47 mila fabbricati e le casse comunali erano state private complessivamente di quasi 22 milioni di euro. Una cifra non da poco che certamente farà felici le fasce tricolori alle prese con la mannaia voluta dal “patto di stabilità”. Francesca Ortalli