POKER NEL 2012 In Sardegna i democratici hanno imparato a vincere: quattro su quattro. «Strumento da rafforzare»
IL PD SARDO
In Sardegna il Pd ha imparato a vincere le primarie. Dall’inizio dell’anno ne ha vinto quattro su quattro: Alghero, Selargius, Siliqua e Oristano. Dopo la batosta dell’anno scorso con Antonello Cabras sconfitto da Massimo Zedda, i democratici sembrano aver preso le giuste contromisure. «Abbiamo scelto i candidati giusti, questa è la ricetta - spiega il deputato oristanese Caterina Pes - a Oristano ha votato il 10 per cento dell’elettorato, più dell’ultima volta, è la dimostrazione che le primarie sono uno strumento che funziona perché è una grande espressione di democrazia, ma ci vogliono le persone migliori perché la gente vuole scegliere bene». A Oristano il candidato Guido Tendas ha preso quasi la metà dei voti totali. «In una città di centrodestra è un risultato straordinario, c’era la fila per tutto il giorno - spiega soddisfatta Caterina Pes - abbiamo fatto un grande lavoro perché si è visto da subito che Tendas era un candidato vincente». Anche il secondo arrivato alle Primarie oristanesi è democratico, così come il quarto. «Abbiamo imparato che portare un unico candidato del Pd è un errore - spiega il segretario regionale Silvio Lai - non deve vincere il partito, ma deve essere una libera competizione tra candidati, le segreterie devono impegnarsi solo sul profilo organizzativo». Ma una delle preoccupazioni del leader del Pd è che le primarie si possono vincere anche per una manciata di voti, un risultato che può complicare le fasi successive. «Così come sono strutturate le primarie possono essere vinte anche con percentuali basse, intorno al 20 per cento, per questo stiamo studiando soluzioni per ottenere un risultato più netto e chiaro - spiega - non so se si possa ipotizzare di fissare un quorum, ma magari un passaggio successivo tra i primi due, una sorta di ballottaggio. Di sicuro le primarie sono uno strumento che va migliorato e rafforzato perché il vincitore deve avere autorevolezza. Non si tratta di un traguardo, ma sono la fase di preparazione delle elezioni e l’autorevolezza può servire a far confluire sul programma anche le forze politiche che non partecipano alle primarie, che sono l’inizio della campagna elettorale vera e propria». Se nell’Isola il Pd ha fatto poker, nei gradi centri continua a masticare amaro, dopo le sconfitte dell’anno scorso (Milano, Napoli e Genova) l’ultima legnata è arrivata a Palermo. «È fondamentale scegliere candidati più vicini e ancorati alla vita quotidiana, non basta il nome - commenta Valentina Sanna, presidente del Pd - l’esperienza di Cagliari è servita, e forse l’abbiamo capito prima degli altri. Nel caso di Zedda ha vinto il rinnovamento e la voglia di cambiare, anche da noi ci si aspettava una politica più coraggiosa, ma non abbiamo avuto il coraggio di rompere gli schemi. Anche a Palermo abbiamo mostrato ingenuità, la Borsellino è un simbolo, ma era già stata candidata e si era visto che il simbolo non funzionava. A Selargius ha vinto una donna, con pochi voti più di un giovane, ma è stata premiata per la sua vita politica vissuta con le persone, è stato premiato il merito». Come conferma l’aspirante sindaco di Selargius. «Sono state primarie vere, con approccio libero e senza candidati di partito - spiega Rita Corda - infatti dopo la mia vittoria ci siamo subito trovati tutti uniti, con gli altri che si sono messi a disposizione. Perché le primarie servono per unire, non per dividere » .
Marcello Zasso