LA POLEMICA .
di Andrea Pubusa
Il Teatro dell’Arco, caro sindaco, è per noi uno dei beni comuni. E noi ti abbiamo votato per avere una città più vivibile, più colta, più civile
Stavolta fra gli “indignati ” ci son anch’io. Decisamente. E sapete perché? Perché hanno sfrattato dal Teatro dell’Arco Mario Faticoni e Rita Azteri, gli animatori dell’Associa - zione il Crogiolo. E critico con fermezza sia Zedda e la sua giunta che il Demanio. Il Demanio poteva, senza forzature, rimettere il Crogiuolo e i suoi attori dentro il loro Teatro. Sì “loro”, perché il locale era un’antica camera mortuaria annessa all’ospedale militare, che Mario Faticoni e la sua associazione hanno trasformato in teatro. Di più, la ristruttrazione avvenuta qualche anno fa ad opera della Soprintendenza ai beni culturali è stata disposta per loro iniziativa. Da circa 30 anni quel luogo la Compagnia del Crogiuolo ha lanciato fasci di luce, d’intelligenza, di cultura su questa nostra città, che di questi beni ha bisogno come del pane e dell’acqua. Ci si aspettava che il Demanio, con un po’ di fantasia, rimettesse dentro coloro che c’erano prima della ristrutturazione e che avevano di buon grado assecondato l’intervento della Soprintendenza su quella struttura che loro avevano adibito a teatro. Insieme a Mario e Rita, in qualità di amministrativista, più volte ci siamo confrontati con i funzionari del Demanio, sperando di convicerli di fare la cosa più naturale ed ovvia: rimettere a casa loro gli artisti del Crogiuolo, che l’avevano lasciato solo per vederselo restituire più bello e più attrezzato. Poi si sarebbe potuto parlare con più calma di gara e di procedure. Ed invece no, dopo anni di inerzia e di tentennamenti, ecco l’amministrazione vestire i suoi panni del potere e, senza tener conto della storia e di noi poveri cagliaritani assetati di spazi di cultura, decidere l’aggiudicazione dello spazio ad un imprenditore, l’unico partecipante alla gara. Sì l’unico perché alle condizioni fissate dal Demanio nessuna associazione teatrale poteva farlo. E Zedda che fa? Se non si occupa di queste cose, che ci toccano nel profondo come cittadini democratici, a cosa serve averlo eletto? A sentirlo ripetere gli slogan di Vendola meccanicamente fuori contesto? Beni comuni, diiritti indisponibili, bla, bla, bla. Il Teatro dell’Arco, caro Sindaco, è per noi uno dei beni comuni. E sai cosa vuol dire? Significa beni indisponibili, incommerciabili, che non si misurano e non si comprano col danaro, ma si assicurano alla fruibilità generale perché fanno parte e arricchiscono la civiltà e la democrazia. Per questo noi ti abbiamo votato e sostenuto, perché i tanti Faticoni che hanno dedicato la loro vita, con passione e disinteresse, alla cultura e al lavoro avessero un riconoscimento per il loro impegno non in termini economici, ma nel consentir loro di lavorare, da onesti uomini di cultura, con la normalità che è propria dei paesi e dei luoghi civili. Sì, caro Sindaco, ti abbiamo votato per avere una città più vivibile, più colta, più civile. Docente di Diritto amministrativo all’Università di Cagliari