Interessante adattamento del poema di Ariosto interpretato da Stefano Accorsi e Nina Savary, in replica da martedì a Sassari
Il regista Marco Baliani rilegge il celebre poema come un canto dedicato all’amore
WALTER PORCEDDA
CAGLIARI. Da leggere allo specchio. Dalla fine verso il principio. Così è questa brillante rilettura del «Furioso Orlando», ispirata direttamente dal poema cavalleresco di Ludovico Ariosto andato in scena da giovedì al teatro Massimo per il cartellone Cedac, regia di Marco Baliani.
Baliani è teatrante di razza e osservatore di acuta sensibilità della nostra disastrata contemporaneità che è incapace di guardare dentro capolavori meravigliosi della letteratura, scrigni impolverati di tanta saggezza, come appunto è la meravigliosa opera di Ariosto: un concentrato di storie che offre a iosa spunti per tragedie e commedie grazie a un ricco campionario di indizi da leggere e rileggere fino a perdersi tra i suoi versi.
Esattamente come accadde alla ragione dell’eroe Orlando che finì perduta sulla luna. Per recuperarla Astolfo volò su nel cielo fino a raggiungere il satellite a cavallo di un fantastico ippogrifo che, illustrato da Dorè, fu poi copiato nei nostri giorni da schiere di hollywoodiani costruttori di pellicole fantasy da milioni al botteghino. E invece...
E invece niente. Anche «Orlando Furioso», 46 canti per la bellezza di quasi quaranta mila versi ha conosciuto il triste e amaro declino di opera da studiare al chiuso delle aule dei licei con triste decadimento della materia. Che è sì di amore e passioni, ma soprattutto disegna e racconta di un mondo così simile al nostro. I suoi scontri tra Islam e Occidente. Di coppie incrociate che sfidano il senso e la morale comune. Insomma, materia incandescente da rifletterci sopra anche in questi giorni. Ed è qui il cuore dell’idea forte di Marco Baliani che ne ha tratto un canto orecchiabile, alla maniera delle ballate pop.
Un canto in rime ariostesche («rivoltate» avverte Marco Baliani) per la nostra quotidianeità. Storia di vicende amorose, con la guerra sfocata nello sfondo, «Furioso Orlando» invita alla tolleranza, alla comprensione, all’incontro.
Ecco così l’avvenente Angelica che un giorno amerà l’infedele ma bellissimo Medoro, il guerriero pagano Ruggero che sarà soggiogato dalla bella guerriera Bradamante. Baliani lascia intatti gli incanti magici dell’opera - dalla follia di Orlando all’ippogrifo e l’isola di Alcina - cioè «le armi e gli amori» per ridisegnare con freschezza una storia in grado di emozionare e appassionare ancora a distanza di così tanti anni. Non dimentica persino di citare la bella ironia ariostesca con riferimenti che vanno da Dante Alghieri al Bardo Shakespeare. Tutto questo prende forma per un’ora e venti su di un palcoscenico agito da una convincente Nina Savary figlia d’arte nelle vesti di accompagnatrice multistrumentista per una colonna sonora live e dare consistenza solida all’elemento femminile. Narratore di leggera impalpabilità è invece Stefano Accorsi, attore amato dalle platee cinematografiche in questo caso alle prese con un compito gravoso e difficile che forse richiederebbe più robusta presenza scenica. Svolge comunque dignitosamente il suo compito portando alfine in porto una storia che, come invita alla fine, andrebbe letta per intero. Si replica ancora oggi al Massimo alle 19 e domani alle 21. Martedì e mercoledì al Verdi di Sassari alle 21.