I contributi allo sport
«Trecentosei euro di rimborso annuale per un'associazione sportiva è una vergogna». Gianni Chessa, capogruppo Udc in consiglio comunale, usa parole forti in riferimento al documento dell'amministrazione, che comunica la ripartizione del contributo regionale alle società cittadine. Chessa chiama in causa la Giunta: «Ho presentato un'interrogazione per chiedere un maggiore impegno economico per lo sport».
ASSOCIAZIONI PENALIZZATE L'esponente dell'Udc evidenzia i numeri dello sport cittadino: «A Cagliari attorno all'attività sportiva gravitano cinquantamila persone, queste praticano numerose discipline che hanno bisogno di essere aiutate dall'amministrazione». Sull'ammontare del finanziamento Chessa è perentorio: «È stato dato un contributo irrisorio. Qualsiasi società dilettantistica ha costi molto più alti: solo per l'attrezzatura una squadra di calcio, mediamente, spende intorno ai mille euro». I trasferimenti regionali fanno riferimento all'attività sportiva svolta nel 2010, per ottenere il contributo ogni associazione dovrà presentare una serie di documenti che «considerato quanto costano solo le marche da bollo», spiega Chessa, «rendono ancora più inutile l'importo, per delle realtà che in certi quartieri fanno veramente opera di controllo sociale. Per questo motivo sabato 10 marzo incontrerò, nell'aula consiliare, tutti i presidenti delle associazioni sportive cittadine».
IL COMUNE Enrica Puggioni, assessore comunale allo Sport, spiega la causa dell'esiguità dell'importo: «Inizialmente, i contributi del 2010 per le associazioni sportive ammontavano a ottocentomila euro. Il patto di stabilità e i tagli agli enti locali hanno ridotto la cifra a trecentocinquantamila euro». Una presa d'atto da parte dell'assessore che non nega l'importanza dello sport a Cagliari: «Come amministrazione siamo a conoscenza delle realtà sportive cagliaritane e del ruolo sociale che, quotidianamente, svolgono nei quartieri soprattutto in quelli cosiddetti sensibili. Purtroppo, allo stato attuale la situazione è questa».
Matteo Sau