L'INTERVISTA.
Oggi è fuori dalla politica, fonderà un'associazione culturale
Emilio Floris: Zedda pensi più a creare lavoro
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In fondo, dopo dieci anni da sindaco e altri sette in Consiglio regionale, desiderava togliersi gli abiti del politico e indossare nuovamente quelli del medico/imprenditore. «Avevo bisogno di fermarmi. Se hai un ruolo nell'amministrazione, ancora di più se sei il primo cittadino, non puoi interessarti ad altro», dice Emilio Floris. Il camice bianco, diciassette anni dopo l'ingresso in Forza Italia, ha lo stesso sapore degli amori persi e poi ritrovati all'improvviso: «Devo recuperare quello che avevo lasciato prima di fare politica. Mi voglio impegnare nella sanità e nelle attività di famiglia: continuo a lavorare anche dieci ore al giorno. La mia sveglia è alle 6.30, ma non la sento mai perché mi alzo prima».
Dopo l'elezione del nuovo coordinatore cittadino del Pdl non ha più un ruolo attivo in politica.
«Ho sempre avuto incarichi nel partito. Ora ho riacquisito ufficialmente lo status di libero cittadino, anche se ho in tasca la tessera del Pdl».
È un momento politico particolare: meglio star fuori e vedere che succede?
«Questo è un periodo di transizione, che potrebbe portare anche a una nuova formazione, o a una nuova concezione della politica. Restare all'esterno, ora, ti lascia più libero».
Com'è la situazione all'interno del Pdl?
«Non c'è dubbio sul fatto che esistono due anime. Berlusconi vede più il Popolo delle libertà come un movimento. C'è invece un'altra parte che vuole darsi una struttura di partito. Vedremo quale idea sarà prevalente».
Il Terzo polo: qualche tempo fa si parlava di un suo passaggio all'Udc o in altre formazioni di centro.
«Quella del Terzo polo è solo un'ipotesi. Non conosco il rapporto tra Pdl e Lega, né quello tra Pd e Sel. So che l'Udc fa gola agli uni e agli altri. Sarà una realtà solo se cresce. Per quanto riguarda i miei rapporti con altre formazioni, li ho sempre avuti. Si parlava di Udc, Psd'Az, addirittura della formazione di nuovi partiti. Solo chiacchiere. Certo, questa conflittualità nel Pdl non mi piace molto».
Otto mesi dopo l'uscita da Palazzo Bacaredda, che città le appare?
«Mi dispiace che il nuovo sindaco si sia posto in una posizione di alternanza e discontinuità nei confronti dei nostri progetti. Erano previsti dal Piano strategico, che non è quello di Emilio Floris, ma era una visione della città all'interno di certe linee guida. Il primo cittadino non ne sta tenendo conto. Tutte le città fanno programmi per i prossimi 20 anni, che vengono portati avanti a prescindere da chi sia il sindaco».
Un messaggio a Zedda.
«Un sindaco deve pensare, più che alle opere materiali, all'occupazione. Se non promuovi la città, non ce l'hai. Quello che chiedevano a me non erano le strade pulite, ma un posto di lavoro. E ora non vedo una spinta forte di questa Giunta in questo senso».
Come giudica la Giunta?
«Conosco solo qualche componente, non voglio dare giudizi. Non percepisco, da cittadino, l'idea di città che loro hanno. Ecco perché mi viene difficile dare una valutazione. Sia chiaro: se Zedda facesse male, io non mi esalterei».
Avrebbe voluto altri cinque anni di mandato?
«Dieci anni sono sufficienti. È stato un impegno faticoso, la spinta deve essere forte, a un certo punto l'idea di non fare più il sindaco va bene. Uno deve fare i conti con le proprie forze e lasciare il posto a chi ha più entusiasmo».
Michele Ruffi
L'intervista è finita. Qualche ora dopo, al telefono: «Volevo aggiungere una cosa: presto presenterò un'associazione culturale. Se riuscirò a tener fuori la politica, avrà il nome di mio padre».