In scena con un adattamento dell'opera di Ariosto, alla regia Marco Baliani
L'attore protagonista da domani al Massimo di Cagliari
“Furioso Orlando”, dove l'aggettivo viene prima del sostantivo, dove la rabbia per l'amore non corrisposto mette in secondo piano tutto il resto. È lo spettacolo che da domani (20,45) a lunedì sarà in scena al teatro Massimo di Cagliari, e il 6 e 7 marzo alle 21 al Verdi di Sassari, per il circuito Cedac. Paotagonista della pièce è Stefano Accorsi, l'adattamento teatrale, liberamente ispirato all'“Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto, è di Marco Baliani.
L'attore bolognese vestirà i panni di un cavaliere e sarà affiancato sul palcoscenico dall'attrice-cantante Nina Savary, da sola o in duetto. Lo spettacolo, diretto dallo stesso Marco Baliani, affronta e mette in luce le numerose sfaccettature dell'amore. Un sentimento che può rivelarsi doloroso, sofferente, sacrificale ma anche vincente e gioioso e, a volte, anche furioso.
Prodotto dal Nuovo Teatro-Teatro Stabile dell'Umbria, la “Ballata in ariostesche rime per un cavalier narrante” si avvale delle scene di Bruno Buonincontri, dei costumi di Alessandro Lai e delle luci di luci di Luca Barbati.
Il tema (perenne, senza tempo, e di grande attualità) è la follia dell'amore non ricambiato, la patologia dell'amore, raccontata con un testo in rime ottave, dove l'ironia domina su tutto. Un'ora e 25 minuti con macchine da effetti sonori di un tempo, teli color ruggine, emozioni forti, colpi di scena. A
parlare dello spettacolo, nelle note di regia, è Baliani: «Orlando crede che per il solo fatto che è lui ad amare Angelica, lei debba essere sua, da sempre e per sempre, e non sopporterà che possa essere di un altro, specie poi quando scoprirà che l'altro, Medoro, non è nemmeno un prode cavaliere del suo rango ma un semplice soldato di fanteria. Allora scatta la furia e la pazzia, la stessa che riempie le nostre quotidiane cronache, con donne che finiscono la loro vita per mano di uomini che dicono di amarle perdutamente. Ma qui gli inseguimenti e la gelosia e poi ancora la pazzia e la furia vengono risolti con la leggerezza della rima, del gioco sonoro di citazioni e assonanze, con la soavità del volo, perché le storie servono sì a parlare del mondo ma anche a renderlo meno terribile».
Ecco dunque, ci racconta ancora il regista, «che i duellanti del nostro spettacolo non saranno i tanti paladini e cavalieri sempre attratti da sfide e tenzoni e furti di cavalli e di armerie altrui, ma saranno loro due, Angelica e Orlando, oppure, a volte, con un'altra declinazione dello stesso tema, Ruggiero e Bradamante, uomo e donna insomma. Loro si sfidano a singolar tenzone per mostrare i conflitti, le gioie, i dolori, i patimenti che colpiscono come colpi di spada e di lancia, i cuori di chi ama, di chi crede di amare o di essere amato....».