ELEZIONI
La Giunta regionale ha approvato il disegno di legge che prevede l’ac - corpamento dei referendum e delle elezioni amministrative. Alghero, Oristano e Selargius e altri 61 centri con meno di 15mila abitanti, andranno alle urne per eleggere sindaco e consiglio comunale mentre tutti gli elettori dell’Isola saranno chiamati al voto sui dieci quesiti del referendum regionale il 6 e 7 maggio prossimi. Il disegno di legge passerà all’esa - me del Consiglio che darà il via libera “all’ election day" in Sardegna negli stessi giorni in cui sono fissate le elezioni amministrative nel resto dell’Italia. Maggioranza e opposizione hanno raggiunto l’intesa anche sullo stanziamento di sei milioni di euro che serviranno come anticipazione delle risorse statali per accorpare i 10 referendum regionali alle amministrative del 6 e 7 maggio. Lunedì scorso, subito dopo la costituzione del comitato organizzatore per i referendum, il presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, aveva dichiarato la disponibilità a procedere nell’accorpamento delle amministrative e dei referendum sardi nelle due date nazionali del 6 e 7 maggio. Appelli in tal senso, nei giorni scorsi, erano arrivati dal segretario regionale del Pd, Silvio Lai, e dai Riformatori sardi. «È evidente - si legge in una nota del movimento per i referendum - che l’abbinamento è indispensabile perché, in questo momento di grave crisi finanziaria, consente un significativo risparmio di denaro pubblico e contemporaneamente favorisce il coinvolgimento dei sardi nelle scelte per il cambiamento che rappresentano lo spirito più profondo dell'iniziativa referendaria». «Siamo convinti - conclude il comitato referendario - che tutti i partiti rappresentati in Consiglio regionale condividano le motivazioni dell’ac - corpamento». I dieci quesiti ai quali dovranno rispondere con un “si” o un “no” gli elettori sardi riguardano il tema dei costi della politica e delle riforme. Tra gli altri ci sono quelli per l’abolizione di tutte le province, le primarie per scegliere il candidato presidente della Regione con l’elezione diretta del governatore, la cancellazione dei consigli di amministrazione degli enti regionali e la riscrittura del nuovo Statuto con l’elezione dell’assemblea costituente del popolo sardo.