L’IMU A CAGLIARI
di Marcello Zasso marcello. zasso@ sardegnaquotidiano. it
«Se tutte le scuole all’improvviso dovessero pagare l’Imu sarebbe un salasso notevole, che metterebbe a rischio anche posti di lavoro». Il salesiano don Gaetano Galia teme le decisioni del Governo Monti. «Ci sono attività non commerciali, che sono rivolte al sociale che già ricevono tagli da parte delle istituzioni e sarebbe meglio non infierire ulteriormente». Per don Galia le alternative sono due. «Se la società ritiene che le scuole siano un servizio utile non serve far pagare l’Imu, ma se il mondo laico ritiene che si tratti solo di attività a fini di lucro che servono per fare business, allora va pagata - spiega il salesiano, che è cappellano del carcere di San Sebastiano a Sassari - ma se si tagliano le scuole dell’infanzia gestite dai religiosi, che sono tante soprattutto nei piccoli centri, lo Stato non riesce a garantire il servizio ai cittadini ». Eppure la notizia che anche la Chiesa debba pagare l’Ici è accolta con grande favore da tanti cittadini. «Dipende dai problemi dell’Italia con i rapporti col Vaticano. Da noi ci sono forti pregiudizi mentre in Francia, in Germania e nel Nord Europa c’è molta più libertà - spiega don Gaetano Galia - anche la Chiesa si deve prendere le sue responsabilità, questa diffidenza è dovuta al fatto di aver seguito per troppo tempo i politici di turno. Ma bisogna guardare realisticamente alle finalità di certe iniziative sociali che vengono portate avanti ». I salesiani a Sassari hanno due associazioni che operano nella delicata zona di Latte Dolce e a San Giorgio «dove ci occupiamo di minori e inserimento nel modno del lavoro di adulti con situazioni particolari come i detenuti», spiega il cappellano di San Sebastiano. «A Cagliari siamo molto impegnati sul fronte scolastico, a partire dalla scuola materna (l’Infanzia Lieta, ndr.), elementari, medie e superiori con liceo classico e scientifico. Ma se l’Imu dovesse essere applicata su tutto, dovremo pagarla anche per i nostri centri di formazione professionale di Selargius, Sassari, Lanusei e Olbia - conclude don Galia - mentre è ben diversa la questione delle attività commerciali, come accoglienza, pensionati e bar: sono pienamente d’accordo che nel corretto rispetto del mercato debbano pagare l’Imu » . Alla Curia di Cagliari si dicono tranquilli sull’introduzione della nuova Imposta municipale unica. «È un’imposta che abbiamo sempre pagato: sugli immobili che generano reddito abbiamo sempre pagato l’Ici, ma anche l’Ires - spiega don Marcello Lanero, economo della Curia di Cagliari - mentre per quelli utilizzati per finalità sociali c’era l’esenzione come per le altre forme di associazionismo come partiti, onlus e sindacati. Per noi con l’Imu non cambierà niente, paghiamo già una grossa cifra di tasse». Le scuole cattoliche non vengono gestite direttamente dalla Curia. «Lo fanno le congregazioni, comunque se le scuole svolgono utilità sociale, perché non trattarle come le scuole pubbliche? Così si rischia di ammazzare tutto quello che la Chiesa riesce a fare, e la Chiesa deve essere messa nelle condizioni di farlo». Finora bastava la presenza di una cappella in una struttura ricettiva della Chiesa per ottenere l’esenzione dal pagamento, adesso il Governo vuole separare i due fronti e sulla parte di immobile in cui si attività comemrciale dovranno essere pagate le tasse. Anche se si tratta di un bar dentro l’oratorio. «Noi come diocesi non abbiamo bar sparsi in giro - conclude don Lanero - quelli che ci sono forse non sono neanche qualificati come bar, sono piccole attività dove i servizi costano così poco che vanno in perdita o al massimo in pareggio: non si possono considerare dal punto di vista commerciale nel vero senso della parola». La linea annunciata dal Governo si basa sulle pressioni dell’Unione europea contro certe agevolazioni finora consentite. LA
VISIONE DEL COMUNE «Infatti Monti ha inserito queste novità nel decreto sulle liberalizzazioni, perché non si tratta di etica o di morale, ma di concorrenza tra le attività commerciali - commenta il presidente del Consiglio comunale Ninni Depau - e ha dovuto farlo per frenare la procedura d’infrazione dell’Un i one europea. La decisione di far pagare le tasse per gli aspetti commerciali la trovo ragionevole, come quella di legare la norma alle metrature utilizzate per tali scopi. Oltretutto anche la Cei si era detta disponibile a pagare le tasse per le attività commerciali della Chiesa. Bisogna inoltre ricordare che anche la famiglia è un soggetto benemerito, ma deve pagare l’Imu». L’i ntroduzione della nuova imposta potrebbe portare qualche euro nelle casse del Comune. «Se in un immobile si svolgono attività di culto va bene che non si paghi l’imposta, ma se si fanno attività diverse è giusto dover pagare - commenta il presidente della commissione Bilancio e patrimonio del Consiglio comunale Claudio Cugusi - altrimenti è un’ingiusta sperequazione a danno dei cittadini che pagano le tasse. Anche per le scuole trovo giusto che si paghi: se pagano le laiche, devono pagare anche quelle cattoliche. Esiste un principio di uguaglianza, ed è ora di iniziare a ripristinarlo » .