In attesa di una svolta
Giulio Zasso
La farsa dello stadio che muore si arricchisce di colpi di scena ma continua a garantire la solita, implacabile certezza: non si è fatto un solo passo avanti per riaccendere la luce sul calcio in questa città. Così il Sant'Elia si prepara a una nuova puntata della telenovela delle tribune vuote. Domani il Cagliari scenderà in campo, per la quarta volta consecutiva, con mezzo impianto chiuso a chiave e con i tifosi (i pochi che non si arrendono) costretti a sistemarsi in postazioni di fortuna per assistere alla partita dei rossoblù con il Lecce. Una raccolta di firme e migliaia di proteste sui social network sono il segnale di un malessere crescente tra chi chiede solo un posto più decoroso per poter seguire la squadra del cuore.
Ci sono troppe porte aperte sugli scenari possibili. Il sindaco di Elmas scommette ancora sul progetto del nuovo stadio accanto all'aeroporto e in qualche modo continua a crederci Cellino, anche se l'inchiesta aperta dalla magistratura ha complicato le cose. Senza dimenticare che sullo sfondo c'è sempre il no dell'Enac, l'ente di controllo dell'aviazione civile. Dall'altra parte il Comune di Cagliari si riaffaccia sulla scena dopo la stagione del silenzio. Si ipotizza la piana di San Lorenzo, ma si (ri)guarda anche a una ristrutturazione del Sant'Elia, magari seguendo la strada del diritto di superficie che ha permesso alla Juventus di vincere la scommessa dello stadio. Anche il re del Cagliari che fu, Gigi Riva, lancia la sua proposta: «Diamo un terreno ai rossoblù».
Il dibattito si arricchisce ma non ferma il declino del Sant'Elia. È inutile continuare a girare attorno all'incrocio. Si imbocchi una strada, una volta per tutte. Bisogna fare il possibile per evitare di coprire di ridicolo una città che non lo merita.