Il sindaco di Elmas: «Crediamo ancora nel nostro progetto»
Dopo le dimissioni, i tifosi difendono Cellino
Oltre ventimila contatti in poche ore sul sito Unionesarda.it , centinaia di commenti: la notizia delle dimissioni da presidente del Cagliari hanno fatto il giro della Sardegna e non solo. Nel giorno in cui Massimo Cellino (che ha però incassato la fiducia del Cda della società) sceglie di stare in silenzio e aspettare che la nebbia calata su Elmas e sul Sant'Elia si diradi, parlano i tifosi. Sono loro, che domani contro il Lecce organizzeranno una insolita pañolada nera di protesta, a intervenire in difesa del numero uno della squadra rossoblù.
LA DIFESA Un presidente che «vuol fare tutto onestamente ed alla luce del sole», come dice “Nick Marshall”, «ma pare che in questa regione ed in questa città, per le persone che fanno della moralità una regola non ci sia spazio». Anche “Asorosa” commenta la notizia delle dimissioni presentate da Cellino e respinte dal consiglio d'amministrazione di viale La Plaia, legate all'indagine sui terreni di Elmas: «Cagliari e i cagliaritani han diritto ad uno stadio degno di questo nome, a spese di Cellino! Per cui le parti (Comune e Cellino anzitutto, ma anche Enac) si devono incontrare e trovare un accordo». Per “Casu 57” invece tutto nasce da «invidia e ignoranza, tra di noi sempre vive». Se il Cagliari dovesse rinunciare a costruire un nuovo stadio, ai sardi non rimarrebbe che «fare «mea culpa». “Arancia” ricorda che «lo stadio di Cagliari fa schifo» e che «oltre a danneggiare società, squadra e tifosi, danneggia l'immagine della città. Cellino compra il Bari!».
LE DIMISSIONI Massimo Cellino si è dimesso giovedì sera dalla carica di presidente del Cagliari. Una decisione presa dopo l'apertura «dell'indagine penale avviata dal Tribunale di Cagliari in conseguenza dell'esposto presentato nei suoi confronti da Enac e Sogaer» riguardo al progetto dello stadio ad Elmas.
IL CDA Il Consiglio d'amministrazione del Cagliari ha però respinto le dimissioni, rinviando ogni decisione alla fine del campionato. Una scelta arrivata due settimane dopo l'interrogatorio di oltre cinque ore che ha avuto il patron rossoblù in Procura. Era stato sentito dal pm Emanuele Secci nell'ambito dell'inchiesta sui terreni di Santa Caterina e sul progetto del nuovo stadio, fascicolo nel quale è indagato per abuso d'ufficio in concorso col sindaco di Elmas Valter Piscedda e - da solo - per tentata estorsione ai danni della Sogaer.
L'INCONTRO A ELMAS Intanto ieri il sindaco di Elmas e la maggioranza in Consiglio hanno convocato una riunione pubblica in Municipio per «per fare chiarezza» sulla procedura amministrativa messa in piedi per permettere al Cagliari di costruire lo stadio nei terreni di Santa Caterina. «Noi continuiamo a essere convinti in questa operazione e andremo avanti», ha detto il primo cittadino Valter Piscedda, «speriamo che il presidente Cellino tenga duro e prosegua dritto per la sua strada».
M.R.
Il Comune pubblica un bando per dare in concessione e ristrutturare il Friuli
E ora spunta il “modello Udinese”
Sembra un déjà vu. Lo stadio che cade a pezzi, il tira e molla con il Comune per la ristrutturazione, le cause in tribunale per stabilire chi deve pagare le manutenzioni. Il finale però è diverso, perché nel giro di tre anni il “Friuli” di Udine sarà rimesso a nuovo. Senza pista d'atletica, con gli spalti da 25-30 mila spettatori più vicini al campo di gioco. E, come per magia, sono stati risolti tutti i contenziosi. Il bando a evidenza europea scadrà a fine febbraio, ed è molto probabile che sarà l'Udinese ad aggiudicarsi la concessione dell'impianto per 99 anni. Perché il Consiglio comunale, tra le varie condizioni, ha deciso che «i concorrenti dovranno possedere i seguenti requisiti minimi: iscrizione alle categorie previste per la progettazione e gestione di stadi di calcio per competizioni internazionali per almeno 5 anni». E soprattutto, chiunque vinca, dovrà garantire «in ogni caso l'uso dello stadio alla maggiore squadra della città, ora Società Udinese Calcio S.p.A».
Una soluzione che, come racconta il consigliere comunale di Udine Carmelo Spiga, originario di Nuraminis, avrebbe anche l'avallo della Corte dei Conti. «Abbiamo chiesto un parere che è stato positivo». Chi vincerà il bando per la ristrutturazione «prenderà in carico sia la manutenzione ordinaria che quella straordinaria. In questo modo il Comune non dovrà più spendere un euro. Sa quanti soldi abbiamo dovuto impegnare per lo stadio? Circa 800 mila euro all'anno».
L'impianto verrà demolito e ricostruito. Al meno per tre quarti. Rimarrà l'arco della tribuna centrale, quello che «caratterizza» lo stadio di Udine. Le curve e i distinti invece saranno avvicinati al campo di gioco, eliminando così le corsie della pista d'atletica. «Questo sistema», dice Spiga, «consentirà all'Udinese di continuare a giocare al Friuli, perché l'impianto verrà ristrutturato a pezzi, in tre fasi. La squadra avrà il diritto di superficie per 99 anni. Ma avrà l'obbligo di rimanere in serie A o serie B. Se retrocederà, il terreno e lo stadio torneranno nella disponibilità del Comune».
Il Municipio ha basato tutta l'operazione su uno studio di fattibilità, commissionato a fine 2011 e presentato in tempi record. Il progetto prevede la «copertura totale dei posti a sedere previsti nello stadio per le manifestazioni calcistiche» e il mantenimento dell'arco «quale elemento architettonico identificativo». L'impianto dovrà essere in grado avere una capienza di «30-35.000 posti in occasione di eventi extracalcistici» e, soprattutto, saranno previsti servizi accessori come «bar, skybox, palestre, fitness etc… esclusivamente funzionali ed accessori allo stadio e al suo uso». ( m.r. )
Parla il campione
Riva: «Diamo
un terreno
ai rossoblù»
Dice che il punto fermo del suo discorso è uno: la capienza non può scendere sotto i 40 mila spettatori perché il Sant'Elia «è l'unica struttura in Sardegna con questi numeri». La pista d'atletica? Sì, è importante, «perché quello stadio è nato per ospitare tutti gli sport e non vedo perché cambiarne la natura». Ma su questo non è irremovibile: «Non è fondamentale». Gigi Riva spiega che il modello da seguire è quello di Torino, ma non si chiama Juventus stadium: «Il Comunale è stato ristrutturato dal Municipio. Questo significa che i soldi si possono trovare».
Il Sant'Elia però ha bisogno di un intervento urgente.
«È vero, ma non si può demolirlo solo per un capriccio. Non è fatto solo per il calcio, ma per soddisfare le esigenze di tutte le discipline. Riducendo la capienza a 20 mila spettatori verrebbe esclusa qualsiasi grande manifestazione».
Per l'atletica c'è anche il campo del Coni.
«Certo, ma non va bene per i grandi eventi. E poi non dimentichiamoci che l'impianto è stato messo a posto proprio dopo che il Cagliari ha costruito le tribune sulla pista d'atletica. Evidentemente serviva una struttura di questo tipo».
Secondo lei in Sardegna c'è il reale bisogno di strutture per i grandi eventi d'atletica?
«Sì: anche se ora in effetti non c'è un gran movimento. C'è fame di questi eventi, e c'è meno desiderio di calcio perché ormai va tutto in tv».
Non è triste che le partite di pallone si vedano solo sul divano e non più negli stadi perché sono vecchi e scomodi?
«Siamo in queste condizioni perché per nascondere i problemi del Paese si manda in tv il calcio tutti i giorni. Il calcio serve a mascherare le condizioni dell'Italia: dobbiamo piantarla di fare così».
E se il Cagliari costruisse un nuovo impianto?
«È giusto che la società abbia una struttura adatta alle proprie esigenze. Diamogli un terreno dove farlo. Lo vuole con gli spalti vicini al campo? Bene. Anche se io non mi fido tanto del pubblico a pochi metri dai giocatori, è troppo rischioso». ( m.r. )