La polemica. Iniziativa della Soprintendenza archeologica: il parco deve riaprire
Gli archeologi: «Nessun nuovo sepolcro nell'area vincolata»
Duro documento del soprintendente e del personale a difesa del lavoro fatto. «Minata la nostra credibilità».
«Nell'area tutelata del colle di Tuvixeddu non c'è stato alcun nuovo ritrovamento di tombe». Su questo la posizione di Fulvia Lo Schiavo, soprintendente per i Beni Archeologici per la Sardegna, è chiara. E non si discosta da quella di Donatella Salvi, l'archeologa della soprintendenza provinciale che segue da decenni gli scavi sul colle e oggetto delle dure critiche del direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici Elio Garzillo, che dell'esistenza di quelle sepolture è così convinto da inviare una memoria al Consiglio di Stato.
«Siamo certe di ciò che sosteniamo, del resto se così non fosse la dottoressa Salvi pagherebbe con la testa», afferma tranciante e rude. Ergo: se questa è una delle giustificazioni all'apposizione di nuovi vincoli, non ha ragione d'essere, «perché la tutela che oggi si invoca riguarda tombe che non ci sono più da cinque anni».
«AREA BEN TUTELATA» Lo Schiavo - e il suo ufficio - vanno oltre: «L'area archeologica di Tuivixeddu è interamente tutelata dal vincolo diretto e indiretto del '96 che copre una superficie di 23 ettari e nasce dall'accurato riscontro del terreno e dallo spoglio di tutti i documenti bibliografici e d'archivio». Per questo chiedono che si rispettino le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato e che l'area archeologica di Tuvixeddu esca dall'abbandono nel quale è ricaduta «dopo i ripetuti blocchi dei lavori». Non solo: chiedono che «non venga ulteriormente bloccata la realizzazione del museo che deve ospitare consistenti ritrovamenti nella necropoli», che «vengano recuperati i fondi per l'ampliamento del parco che consentano la valorizzazione di tutte le tombe a camera e a pozzo e dei settori non scavati della necropoli («moltissimi», chiarisce la Protostorica)», che «vengano recuperato ulteriori fondi per trattare il materiale ritrovato», che «non venga vanificato, anzi riprenda prima possibile, il lavoro di tutela e di ricerca che si è svolto finora nel colle, bloccato da un anno e mezzo a causa del blocco dei lavori».
Tutto questo lo chiederanno anche al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, che incontreranno martedì per illustragli la situazione e dargli un quadro oggettivo della situazione prima che incontri Renato Soru.
LA GUERRA TOTALE Il fatto è che in questa vicenda intrisa di politica e strumentalizzazioni, di oggettivo non è rimasto tanto. Tutto sembra poter essere contraddetto o discusso: evidenze archeologiche, accordi di programma, norme, sentenze. E in questa guerra ci sono finite dentro anche le soprintendenze. Non a caso tutto il personale della soprintendenza archeologica, in un documento, esprime «preoccupazione per il proliferare di appelli in difesa della necropoli che dimostrano la lacunosità e la parzialità dell'informazione che accompagna da qualche tempo un argomento di così grande importanza». E chiede «che venga sentito il nostro parere» visto che - scrivono - «la nostra dignità e credibilità sono state messe in questi anni a dura prova».
Da chi? Dalla Regione, che chiede il vincolo totale e lavora da anni per vanificare l'accordo di programma? Dagli ambientalisti, che invocano lo stop a strade e case? Dalla Direzione regionale ai Beni paesaggistici e Architettonici, che ha sostenuto, loro malgrado, che le nuove tombe ci sono e sono dentro l'area vincolata?
Ieri, alla presentazione della mostra “E dir di Tuvixeddu” - che sino al 31 marzo racconterà il colle ai visitatori della Cittadella dei musei - nessuno ha mosso accuse dirette. Ma è evidente che nel mirino c'è chi ha messo in dubbio il loro lavoro sul colle, che Fulvia Lo Schiavo difende strenuamente.
NON DECIDIAMO SULLE CASE La soprintendente sta ben attenta - anche se sollecitata dai giornalisti - a stare sul suo recinto, a non entrare nel merito delle costruzioni né della strada sul canyon. Chiarisce che «il vincolo archeologico non è un vincolo di inedificabilità» e rimarca che le altre «sono decisioni che spettano a molti soggetti diversi». Cita, però, i fori imperiali: «Non mi pare siano stati danneggiati».
Ma è chiaro che ci sarebbe una responsabilità degli archeologi se, ad esempio, nella fascia di via Is Maglias, dove devono essere realizzate le costruzioni di Coimpresa, ci fossero sepolcri. Ma non ce ne sono. «I lavori che si sono succeduti nel tempo non hanno messo in luce altri resti della necropoli in questo versante della collina».
AUTOCRITICA SUI “GABBIONI” E anche sui gabbioni che attraversano la necropoli - sui quali è in corso un'inchiesta della magistratura - la soprintendenza ha titolo ad esprimersi. «Non sono scelte nostre, ma degli architetti, a noi interessa che lì non ci siano tombe, e non ce ne sono». Però è vero che la soprintendenza deve vigilare: «Abbiamo impedito che li realizzassero su basi in cemento», spiega Lo Schiavo. Vero è che è stato dato l'assenso alla moltiplicazione dei volumi senza la modifica del progetto. «Sì, forse abbiamo sbagliato», ammette la Protostorica, «ma la modifica del progetto avrebbe richiesto molto tempo». Ora auspica la modifica del progetto del parco. Ma sia chiaro: «Abbiamo sempre operato per la tutela e la valorizzazione di Tuvixeddu e ciò che si doveva fare è stato fatto. Dell'area vincolata sappiamo tutto». Certo, chiarisce, «da scavare c'è ancora tantissimo». E chissà che altro si troverebbe.
FABIO MANCA
28/09/2008