Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Libetta, freschezza e virtuosismo

Fonte: L'Unione Sarda
27 febbraio 2012

Successo per il concerto diretto da Matthieu Mantanus al Teatro Lirico di Cagliari

Il pianista salentino protagonista dell'omaggio a Brahms
Non c'è Maurizio Moretti. Il pianista cagliaritano è indisposto e, a sostituirlo, il Teatro Lirico chiama Francesco Libetta, affiancandolo, venerdì, all'orchestra e al coro di Cagliari con la direzione di Matthieu Mantanus. Si inizia con l'omaggio a Johannes Brahms, alla complessa struttura della sua musica, con il Concerto n. 1 in re minore per pianoforte e orchestra op. 15. Una pagina ricca di contenuti che Libetta interpreta affidandosi a un fraseggio ampio e all'attenzione per i particolari tecnici, condividendo il disegno complessivo voluto dalla direzione di Mantanus.
Non è facile restituire il complesso intreccio di costruzione classica e ispirazione romantica della musica di Brahms. E di questo concerto in particolare, accolto, dopo la prima esecuzione del 1859, da silenzio e qualche fischio e portato 15 anni dopo al successo dall'interpretazione appassionata di Clara Schumann. Una prova delicata e articolata che il giovane direttore svizzero-belga, classe 1978, affronta mettendo l'accento su aspetti drammatici e lasciando spazio all'inventiva del pianista salentino.
Un po' irrigidito nel portamento, Libetta muove appena il capo, si scioglie piano piano davanti alla tastiera, arrivando alla piena espressività nel finale del primo movimento. L'estro si mostra così fra trilli e fioriture, riprese dal direttore nel dialogo con l'orchestra. Nel sovrapporsi di virtuosismo veloce e soavità cesellate, Libetta trova la dimensione a lui più congeniale, esprimendo freschezza interpretativa che rifugge la magniloquenza, ama semplicità del gesto e concentrazione, che si traduce in un'eleganza di tocco e partecipazione emotiva.
È musica dal linguaggio tradizionale, a dispetto della giovane età del compositore, anche quella del friulano Cristian Carrara. Il suo “Tales from underground: Ouverture” è senza sorprese, con toni distesi, appena increspati dal pizzicato dei violini e dagli interventi discreti di triangolo o gong, in linea con le convenzioni neoromantiche dell'ultimo '900.
L'Orchestra e il Coro, da parte loro, arrivano a dare il meglio nel variegato caleidoscopio di colori vocali e strumentali che accende “La disfatta di Sennacherib” di Modest Musorgskij. Nell'affresco sonoro che il giovane direttore gestisce con padronanza e impeto, senza trascurare la cura degli intrecci, l'attenzione si sposta sui ritmi e le dinamiche, in un bell'effetto d'insieme.
E nel finale della serata si torna al tema-guida di tanti concerti della stagione, con le evanescenze di Claude Debussy e ondeggiamenti di melodie di gusto mediorientale. L'“Enfant prodigue, scène lyrique per soli, coro e orchestra” ha aspetti sognanti a cui danno pathos la voce drammatica e acuta di Jessica Nuccio, la gravità modulata del baritono Alessandro Senes, tra cimbali e sonorità orientaleggianti dell'oboe e la voce lirica e morbida del tenore Davide Giusti. Una narrazione condotta con convinzione e gesti efficaci dalla direzione di Matthieu Mantanus.
Greca Piras