«Atto moralmente dovuto vista l'indagine del Tribunale dopo gli esposti di Enac e Sogaer»
In serata le dimissioni da presidente, ma il Cda le respinge
La “vacatio” ai vertici del Cagliari Calcio è durata, più o meno, cinque minuti. Il tempo perché il consiglio di amministrazione, convocato nella tarda serata di ieri per “comunicazioni urgenti”, respingesse le dimissioni di Massimo Cellino, presidente del consiglio di amministrazione e proprietario unico, azione più, azione meno, della società di via La Plaia. Insomma, poco più di una “boutade”, un modo per riaccendere i riflettori sulla questione dello stadio (vecchio e nuovo). Ricevute le dimissioni di Cellino, il consiglio di amministrazione le ha respinte con voto quasi unanime. Nove no (Ercole e Edoardo Cellino, i due figli del presidente, Sandro Angioni, Paolo Caboni, Renzo Marini, Mario Marongiu, Gianfranco Matteoli, Giovanni Domenico Pinna e Marcello Vasapollo), un astenuto (Massimo Cellino) e la giostra continua. La pratica "Santa Caterina" continua a giacere in qualche cassetto del Comune di Elmas, il Sant'Elia continua a restare chiuso per metà (anche per la gara di domenica con il Lecce, saranno inagibili Distinti e Curva Sud).
Niente di nuovo sotto il sole, dunque, se non questo gesto eclatante di Cellino che ha voluto sottolineare il disagio che sta vivendo in queste settimane. A supporto degli avvenimenti di ieri sera, pochi commenti. «Era mio dovere», spiega il vecchio-nuovo presidente rossoblù, «perché sono stato colpito da un'inchiesta penale e non volevo che il cda venisse coinvolto suo malgrado. A marzo, il cda si riunirà nuovamente per decidere il futuro del Cagliari». Poi una stoccata ai politici che - secondo Cellino - continuano a non decidere sullo stadio. «Anche se mi sembra un'ipotesi fantascientifica, nel caso venissi rinviato a giudizio, mi dimetterei immediatamente e irrevocabilmente, non sono attaccato alla poltrona come certi amministratori».
Sui motivi che hanno spinto Cellino a dimettersi, c'è poco da scoprire. La ferita stadio sanguina copiosamente, soprattutto da quando il presidente rossoblù ha scoperto di essere indagato, insieme al sindaco di Elmas, Walter Piscedda, per reati che vanno dall'estorsione all'abuso d'ufficio. Nei giorni scorsi - su sua richiesta - Cellino è stato interrogato dal pm Emanuele Secci, titolare dell'inchiesta, al quale - ha spiegato il legale di Cellino, Giovanni Cocco - «sono stati forniti ampi chiarimenti e tutta la documentazione utile a ricostruire la vicenda».
L'inchiesta ha preso le mosse da una denuncia dell'Enac (l'ente che sovrintende all'aviazione civile) e della Sogaer (la società di gestione dell'aeroporto di Elmas), perché - a loro avviso - Cellino gli avrebbe sottratto il terreno di Santa Caterina, dove lo scalo intendeva espandersi con un nuovo piazzale dedicato all'aviazione generale, in pratica i velivoli privati. La denuncia ha di fatto bloccato il progetto del nuovo stadio, perché il Comune di Elmas, a cui spetta la delibera finale, ha bruscamente rallentato, in attesa degli sviluppi dell'indagine.
Sullo sfondo si agita il fantasma del Sant'Elia. Vecchio, cadente, inadeguato, la mazzata finale gliel'ha inferta la Commissione di Vigilanza sui pubblici spettacoli che, per il rischio di caduta calcinacci, ha chiuso metà dell'impianto. Il Comune ha messo in moto la procedura per assegnare i lavori di sistemazione ma i tempi della pubblica amministrazione sono biblici. Nel frattempo il campionato corre e il Sant'Elia è l'unico stadio di Serie A e B a avere problemi di agibilità di questa portata. Comunque si veda la questione, non è un bel biglietto da visita per la città.
Nonostante il rumore che hanno fatto gli avvenimenti di ieri, tutto prosegue secondo il copione prestabilito. Il nuovo stadio quasi nel dimenticatoio, il vecchio semichiuso, e dietro l'angolo c'è il Lecce, domenica ospite al Sant'Elia che, per niente impietosito dalle difficoltà logistiche del Cagliari, cercherà di conquistare i punti necessari per la salvezza.
Ivan Paone