Consigli d'amministrazione
Michele Ruffi Cinque posti nel Cda del Cacip, uno all'Autorità portuale, poi c'è il Lirico, il Ctm, perfino l'asilo Carlo Felice e la «Biblioteca multimediale per ciechi». Un sottobosco di poltrone e poltroncine che nonostante tutto mantiene l'appeal di sempre. Anche se ormai, in tempi di taglio dei gettoni e rimborsi spese ridotti all'osso, i posti nei consigli d'amministrazione controllati dal Comune non hanno più un grosso richiamo economico. Ma la nomina in questo o quell'ente significa prestigio (almeno in alcuni casi), e spesso serve a ripagare i sostenitori che non hanno trovato posto in Giunta, Consiglio e commissioni varie.
Una delle parole d'ordine della campagna elettorale di Massimo Zedda però è stata «trasparenza». E tra le prime delibere di Consiglio c'è il nuovo regolamento per le nomine dei rappresentanti del Comune nelle società partecipate. Ora il sindaco ha la possibilità - anzi: il dovere - di privilegiare senza possibilità di equivoci la competenza, l'affidabilità e il curriculum di chi andrà a rappresentare il Municipio nei consigli d'amministrazione.
Non avrà che l'imbarazzo della scelta: nell'ultimo mese l'ufficio protocollo di Palazzo Bacaredda ha ricevuto novantuno domande per tre posti. Due sono quelli a disposizione delle esperte che andranno a affiancare le consigliere comunali nella commissione Pari opportunità; uno è quello del Cda della fondazione del Lirico. Poltrona, quest'ultima, che da due anni non dà diritto a nessun gettone - prima si guadagnavano 75 euro lordi a seduta -, al contrario del collegio al femminile del Municipio. Che infatti è il più ambito: sono state presentate quasi settanta domande. Sarà un caso?