Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

ADDIO A UN MAESTRO IL PIÙ SARDO DEL ’900

Fonte: Sardegna Quotidiano
22 febbraio 2012

 

di Emanuele Sanna

Giovanni Lilliu se n’è andato lo stesso giorno che il Capo dello Stato ha reso visita alla Sardegna. Per l’ultimo saluto erano quindi assenti giustificati i vertici istituzionali ma a Barumini idealmente erano presenti tutti i sardi con un sentimento di gratitudine per l’ec - cezionale contributo che Lilliu ha dato alla conoscenza e alla diffusione nel mondo del patrimonio culturale e storico della nostra isola. Con la sua archeologia militante, la sua passione civile e il suo sardismo senza frontiere Lilliu forse è stato il più sardo del novecento. Orfano di madre all’età di tre anni. Ancora bambino con i suoi amici andava di notte a caccia de is istrias nella collina che custodiva uno dei monumenti protostorici più importanti del Mediterraneo. Dopo l’in - fanzia a Barumini e gli studi dai Salesiani a Lanusei Lilliu si laurea a Roma. Per il suo non comune talento viene chiamato a Vienna dove lo attendeva una prestigiosa carriera scientifica. Giovanni però avendo sempre nel cuore la sua Sardegna torna a Cagliari nel 1943. Il suo paese è un campo magnetico irresistibile e lì incomincia a raccogliere cocci e pietre (professore de perdas e de taulacciu) perché ha intuito che nelle viscere e nel paesaggio della sua terra si conservano le scaturigini più autentiche della nostra civiltà e della nostra identità collettiva. Tra il 1951 e il 1956 conduce (con un appassionato drappello di collaboratori locali) quella straordinaria campagna di scavi che ha fatto riemergere dal sonno plurisecolare il villaggio nuragico di Barumini. Accanto all’attività scientifico-accademica, Lilliu ha svolto anche un’in - tensa militanza politica, sin dagli anni universitari romani, nelle file dell’Azione Cattolica e della Fuci e poi, dopo il rientro cagliaritano del 1943, nella Democrazia Cristiana. Cattolico democratico e antifascista, schierato con la sinistra democristiana, Lilliu è stato consigliere regionale dal 1969 al 1974, consigliere comunale di Cagliari dal 1975 al 1980. Io ho avuto la fortuna di incontrare Lilliu quando facevo le prime esperienze politiche nel Consiglio Comunale di Cagliari. Iniziò allora un rapporto umano e culturale per me straordinariamente fecondo che ha arricchito di stimoli e di preziosi consigli tutte le mie esperienze istituzionali. Restano indelebili i nostri innumerevoli colloqui a Samugheo e durante la mia Presidenza della Assemblea Sarda nella nona Legislatura. Adesso ci ha lasciato ma quello che ha seminato guiderà l’impegno delle nuove generazioni. Se ci saranno, come è probabile, tentativi postumi e maldestri di imbalsamare Lilliu come “l’ultimo capo tribù nuragico” collo - candolo in una nicchia museale io penso che l’antidoto più efficace sia la forza ancora vitale del suo pensiero, la ricchezza, la profondità e la originalità dirompente delle sue opere che nessuno potrà mai imbrigliare o manipolare. Giovanni Lilliu come gli altri grandi sardi del ‘900 - Bellieni e Gramsci, Lussu e Laconi, Cardia e Dettori è diventato una bussola sicura nel cammino che come sardi stiamo facendo per raggiungere il pieno riscatto e la pari dignità del nostro popolo nel contesto istituzionale, politico e culturale della comunità italiana e in quello più ampio della comunità internazionale ed euromediterranea. Caro Giovanni, scavando nel grembo fecondo della nostra terra e osservando le sue ferite e le sue plurisecolari stratificazioni hai fatto riemergere i frammenti sparsi della nostra storia e hai ricostruito il tessuto lacerato della nostra memoria e della nostra identità collettiva. Di questo soprattutto ti siamo infinitamente grati perché è il frutto più prezioso della tua vita, della tua opera e del tuo sconfinato amore per la nostra terra.