LA COMMEDIA Il capolavoro di Eduardo Scarpetta rivisitato da Geppy Gleijeses, che è sia interprete sia regista. Con Lello Arena e Marianella Bargilli, da domani fino a domenica al Massimo
Annunciazio’! Annunciazio’! Tu Marì, Marì, fai il figlio di Salvatore, Gabriele ti ha dato la buona notizia...». Difficile da dimenticare. “La Smorfia”, sketch sulla Natività, 1977, Rai Uno, “Non stop”. L’Arcangelo Gabriele era Arena Raffaele, detto Lello. Insieme a lui c’erano Massimo Troisi ed Enzo Decaro, “La Smorfia”, eredi della gloriosa tradizione del teatro comico napoletano. Quello di Eduardo, De Filippo, quello di un altro Eduardo, Scarpetta, attore e commediografo, del primo padre naturale, come dei suoi fratelli, Titina e Peppino, che della madre, la sarta teatrale Luisa, presero il cognome. Una dinastia che ha scritto pagine alte della storia del teatro italiano, e non solo. Lello Arena, così come Troisi, andato via troppo presto per completare la sua parabola artistica, è un degno discendente di quei grandi.
E di Scarpetta porta da stasera al Teatro Massimo di Cagliari, stagione Cedac, “Lo Scarfalietto” (“Lo Scaldaletto”). Appuntamento alle 20,45, fino a domenica 26 (alle 19). La regia e l’adattamento di questo testo creato nel 1881, quando a Napoli era uso scrivere riduzioni dialettali dalle pochade francesi o da testi farseschi italiani, definito “la più divertente commedia napoletana di tutti i tempi”, sono firmati da Geppy Gleijeses, altro figlio di quella tradizione. Che, passando per la drammaturgia partenopea contemporanea di Ruccello e Moscato, risalendo fino ad Eduardo, è approdato a Scarpetta e al personaggio di Felice Sciosciammocca, interpretato in scena da Arena. «Per me recitare nei panni di un personaggio che Scarpetta aveva immaginato per se stesso è un punto di arrivo», sottolinea l’attore napoletano. «Sento una grande responsabilità, dare la mia impronta a questa maschera moderna, portata prima di me in scena da Eduardo, dal figlio Luca De Filippo, da Carlo Giuffrè, da Totò» (che lo interpretò in “Miseria e nobiltà”, film del ’54 tratto dalla famosa omonima commedia scarpettiana, ndr). Con Arena protagonisti lo stesso Gleijeses (Don Gaetano Capocchia e Don Anselmo, l’avvocato), Marianella Bargilli (Amalia, la moglie di Felice), che dalle prime edizioni del Grande Fratello è approdata al teatro, e una nutrita compagnia di attori. “Lo scarfalietto”, una commedia che riporta alle origini del teatro comico napoletano, a Scarpetta, che lo riformò.
Non più recitazione a soggetto ma rigorosa pratica scenica e drammaturgica. Non più Pulcinella ma il “borghesuccio” Felice Sciosciammocca, bastoncino di canna, scarpe lunghissime, mezzo tubo e fracchettino che anticipava Charlot. «Scarpetta fu rivoluzionario, si prese una incombenza enorme: mettere alla gogna la borghesia di Napoli, che all’e p oca era molto potente», spiega ancora Arena. Lo spettacolo. In napoletano assolutamente comprensibile, tre atti, tre scene: la casa di Felice, il teatro Mercadante e il tribunale. La trama. Amalia e Felice, freschi sposi, litigano per qualsiasi banalità.
LO SCALDINO ROTTO La rottura di uno scaldino nel letto nuziale provoca il finimondo: ogni sorta di equivoco, convocazione di avvocati, richieste di separazione, buffi testimoni (Gaetano Capocchia), la celebre arringa dell’av vocato don Anselmo Tartaglia. «Lo Scarfalietto è uno spettacolo ancora vivo, e questo la dice lunga sull’attualità dell’opera di Scarpetta», chiosa sulla commedia Arena. Che con Massimo Troisi ha vissuto l’e ntusiasmante esperienza della “Smorfia”. «A suo modo quel gruppo ha rappresentato una grande innovazione nel teatro comico napoletano. Alla tradizione della commedia e della farsa “la Smorfia” è riuscita da aggiungere elementi di novità: sketch surreali, densi di satira, che combattevano i luoghi comuni. Insomma ha dato nuova dignità ai fasti del teatro partenopeo », ricorda l’attore. Che con l’amico Massimo ha condiviso anche gli esordi cinematografici. Nel fortunatissimo film “Ricomincio da tre ” (1981) era lui a ricoprire il ruolo di Lello, l’amico invadente del protagonista Gaetano, interpretato dallo stesso Troisi, nelle vesti di attore e regista alle prese con la sua prima pellicola. Arena si è mosso ancora nel cinema, con Verdone, Monicelli, i fratelli Taviani. Poi teatro (lo si ricorda all’Alfieri di Cagliari in un “Georges Dandin” di Moliere) e tv. Ma non ha una particolare predilezione: “In generale cerco di favorire l’idea piuttosto che il mezzo. Certo, in teatro recitare dal vivo, davanti al pubblico, può fare sicuramente la differenza. Ma non penso che si possa privilegiare un modo d’espressione solo perchè più congeniale”. Massimiliano Messina