Il Capo dello Stato a Sassari: colpito dalla crisi, agirò per l'unità
«La condizione dei giovani è la vera spina nel fianco del Paese»
Dal nostro inviato
Giuseppe Meloni
SASSARI Più di ogni altra cosa resta impresso lo stupore di quest'uomo, che viene da una vita politica intensa come poche, davanti al dramma della Sardegna di oggi. «Sono molto colpito dalla gravità della crisi in questa regione», ripete Giorgio Napolitano nel secondo giorno della sua visita nell'Isola. E dire che ne ha viste di ogni genere, girando da decenni l'Italia e soprattutto il Sud. E prima di atterrare a Cagliari il capo dello Stato aveva studiato: «Ho letto molti documenti», rivela.
NORD E SUD Altri ne porta con sé, ripartendo dopo le tappe di Sassari e Alghero. Ma soprattutto si porta il ricordo degli incontri con gli operai che rischiano il posto, con i sindacati e le imprese, e con le istituzioni che hanno rinnovato l'appello allo Stato. «Ho i poteri di un presidente di garanzia, non esecutivo», risponde lui, confermando gli impegni del giorno prima, «ma non posso non levare la mia voce perché ci sia più coesione nazionale, più unità tra Nord e Sud. Perché è il retaggio più pesante di un'unificazione che, sotto questo aspetto, resta ancora incompiuta».
I 150 anni dell'unità d'Italia, insieme ai 450 dell'Università di Sassari, coesistono nella cerimonia che inaugura il nuovo auditorium del capoluogo turritano. E parlando di università si parla di giovani. Il capo dello Stato risponde alle domande di tre studenti: Valeria Sassu, Giosuè Cuccurazzu e la tedesca Jennifer Reitz pongono temi veri, critici. Il futuro che in Sardegna sembra identificarsi con la disoccupazione, un Paese in cui c'è «poco spazio per solidarietà e meritocrazia», anche grazie a «una classe politica che sembra caratterizzarsi per il malcostume».
I GIOVANI Assist perfetto, per Napolitano, che alle nuove generazioni dedica molti discorsi. «Si fa tanta retorica, dicendo che i giovani sono il nostro futuro. La verità è che la loro condizione è la grande spina nel fianco dell'Italia». Lo confermano i dati comunicati dal sindaco di Sassari: «Nel nostro territorio la disoccupazione generale è al 19 per cento, quella giovanile al 54,3», fa sapere Gianfranco Ganau, prima di nominare Napolitano sassarese ad honorem consegnandogli il Candeliere d'oro, la più caratteristica onorificenza cittadina (mentre Attilio Mastino, rettore dell'Università, regala al presidente il sigillo dell'ateneo, la cui storia secolare è riepilogata da Antonello Mattone e Manlio Brigaglia).
Tra il ragionamento sui giovani e quello sui drammi della Sardegna non c'è una vera separazione. L'uno sconfina nell'altro. «Ho ascoltato uno a uno i rappresentanti delle istituzioni, delle aziende e dei lavoratori», ricorda il presidente, scortato anche nel nord dell'Isola dal governatore Ugo Cappellacci: «Sicuramente ci sono dietro responsabilità politiche, e voi in particolare avete da far valere degli impegni da parte del Governo. Bisogna verificare - prosegue Napolitano, passando al terreno delle azioni future - quale parte del tradizionale modello economico isolano può essere assistita e rilanciata. Ma bisogna anche cercare nuove strade di sviluppo».
LA SPERANZA Qualche motivo di ottimismo arriva dal contesto nazionale ed europeo: il capo dello Stato plaude all'accordo di poche ore prima che sembra salvare la Grecia dal fallimento. In generale, «si sta affermando la volontà comune di attuare politiche di crescita, e non solo di risanamento del debito pubblico».
Sullo scenario internazionale, ora «registriamo con soddisfazione che l'Italia sta recuperando fiducia e credito, ed esercitando un ruolo là dove sembrava che contassero solo le voci di Francia e Germania».
LE CONTESTAZIONI Ma ci vorrà tempo, prima che il contesto mondiale abbia effetti positivi nell'Isola. E per il presidente non è strano che, nel frattempo, sorgano proteste come quelle che lo hanno seguito da Cagliari a Sassari: «Le contestazioni? Un fatto limitato. Mi ha colpito invece la consapevolezza dei rappresentanti dei lavoratori delle aziende in crisi: sono molto preoccupati, ma non contestano con grida più o meno futili».
Protestare, certo, «è legittimo». Purché, sottolinea rivolgendosi a «chiunque abbia voce nel malcontento», non si sconfini «nell'illegalità e nella violenza». Lo afferma proprio pochi attimi prima di essere salutato, a fine mattinata, dall'inno Procurade 'e moderare : Napolitano non lo sa, ma le parole del Mannu avvertono che «nel popolo, la pazienza incomincia a mancare».