Ricordando lo studioso
Pubblichiamo alcuni stralci di un affettuoso ricordo del rettore dell'Università di Sassari Attilio Mastino.
Ho iniziato a leggere “La civiltà dei Sardi” quasi cinquant'anni, quando avevo ancora i calzoni corti, a Bosa. Ricordo un volume rosso, rilegato con cura, gonfio a soffietto con i ritagli degli articoli pubblicati da Giovanni Lilliu sull'Unione Sarda, che mio padre aveva raccolto negli anni e che riguardavano i temi più diversi. Se c'è un aspetto singolare nella produzione scientifica di Lilliu è stata questa penetrazione capillare dei suoi scritti nelle città, nei paesi e nei villaggi della Sardegna, fino a raggiungere un pubblico vastissimo (...). Da allora è iniziato un rapporto che durava da tanti anni: un periodo lungo (...) che ha visto in Sardegna una straordinaria crescita dell'archeologia, soprattutto quella preistorica, e non solo a livello di metodi di indagine, come disciplina incardinata nell'accademia, ma anche come passione, per tanta gente qualunque alla ricerca delle radici: un fenomeno culturale di massa che ha coinvolto intere generazioni. Per Lilliu l'archeologia non era solo pura tecnica di scavo, ma era anche sintesi, riflessione, interpretazione, ricostruzione storica, infine scelta politica (...).
Lilliu si considerava un uomo di campagna che aveva avuto il privilegio di accedere all'incanto dell'archeologia (...). Del resto egli era orgoglioso delle sue origini contadine e leggeva la sua esperienza in continuità ideale con la storia della sua famiglia originaria di Barumini, con generazioni e generazioni di antenati che lo riportavano sempre più indietro, fino agli eroici costruttori del nuraghe (...). Il tema dell'identità del resto era centrale nei lavori di Lilliu, che pensava a un'identità non fossile, ma aperta al nuovo, dinamica. E allora la lingua sarda, innanzi tutto, che avrebbe voluto insegnata nelle scuole e utilizzata nelle sedi ufficiali, in modo che si affermasse il biliguismo. Lilliu aveva seguito il dibattito in Consiglio Regionale sul problema, fino alla legge a tutela della lingua (...). Egli aveva anche indicato una strada coraggiosa nel dibattito sul trasferimento delle competenze in materia di Beni Culturali dallo Stato al sistema delle autonomie: ci ha spesso sorpreso la sua abilità, la capacità di presentare la sua posizione, spesso anche estremistica, senza asprezze, con equilibrio, riuscendo a non urtare suscettibilità profonde, come sulla spinosa questione di Tuvixeddu. Per Lilliu la storia della Sardegna era fondata sul mito dell'età dell'oro dell'epoca nuragica, una cultura conflittuale, quando le armi venivano usate dagli eroi per difendere l'autonomia, la sovranità del popolo sardo (...). La storia della Sardegna era fondata dunque su quella che Lilliu chiamava una costante resistenziale e libertaria dei Sardi, che illuminava il fondo dell'identità di un popolo perseguitato e oppresso ma non vinto.
Attilio Mastino