Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Tutelerò i vostri diritti»

Fonte: L'Unione Sarda
21 febbraio 2012

Il Capo dello Stato: il Governo deve mantenere gli impegni assunti
 

Appello ai politici sardi: reagite sempre con lucidità al malcontento
Vedi tutte le 2 foto
C'era un signore, duemila anni fa, che è diventato famoso perché se n'era lavato le mani. Giorgio Napolitano ha un altro stile: pur essendo, a rigore, anche lui un politico che arriva da Roma. Il presidente della Repubblica atterra in Sardegna, ascolta lamentele di ogni tipo, si becca la sua dose di contestazioni. Dopodiché dichiara, senza girarci intorno: «Mi rendo conto che la vostra terra è tra le più colpite dalla crisi. Non posso non prendermi la responsabilità di confrontarmi su questi problemi. Avrò modo di fare la mia parte».
 

PRIME RISPOSTE È una promessa? Beh, somiglia bene. Anche perché formulata davanti al Consiglio regionale, nel momento più solenne della visita cagliaritana del capo dello Stato (che prosegue oggi a Sassari e Alghero). E chissà, magari non è merito del Quirinale, ma è proprio di ieri la notizia che il governo Monti ha istituito il tavolo tecnico sulla vertenza Sardegna, come promesso nel vertice di Palazzo Chigi con la Regione.
Il tour presidenziale, nato come tappa delle infinite celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia, per la «situazione difficilissima dell'Isola» (sempre parole di Napolitano) si trasforma in un appello disperato. «Sono qui per ascoltare i sardi», dice lui. E lo farà in un rosario di appuntamenti istituzionali e incontri con operai, sindacati, imprese.
Chi gli riassume, passo passo, tutte le doglianze è Ugo Cappellacci: entrate, patto di stabilità, Equitalia, crisi industriale. «Mai come ora sentiamo il bisogno di stringerci a una figura come la sua», esordisce il governatore nell'intervento al teatro Lirico, «stiamo vivendo il più grave dramma della nostra storia autonomistica. Le chiediamo di essere garante dell'unità nazionale difendendo i diritti fondamentali del nostro popolo».
 

IN CONSIGLIO Temi ripresi dalla presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, che nei cinque minuti concessi dal protocollo pronuncia (a braccio) un discorso vibrante, drammatico: «Oggi la Sardegna è una polveriera, ovunque si levano alte voci di malessere. Quest'aula, ad agosto - ricorda a Napolitano - ha chiesto un suo autorevole intervento, perché il governo non applica le nuove regole sui gettiti per la Sardegna, che pure si è accollata sanità e trasporti. Chiediamo solo quel che ci spetta: per questo ci appelliamo a lei».
E la risposta non resta sul vago. «Prima di venire a Cagliari - rivela il capo dello Stato - mi sono documentato, so del recente incontro tra il premier Monti e il governatore Cappellacci» (che per un lapsus Napolitano chiama, in un'occasione, Castellacci , facendo sorridere anche il diretto interessato). «Distinguerei due profili», prosegue: «Uno è ciò che avete chiamato vertenza entrate. Su questo ci sono diritti da far valere, impegni da mantenere». Chi deve mantenerli? «Chiunque governi, anche se è stato un governo precedente a non tener fede alle promesse».
Su un altro piano sta la crisi del tessuto produttivo, legata a ragioni macroeconomiche mondiali: «Servono le idee e le proposte di tutti. Io avrò modo di confrontarmi, apprendere, recepire e fare la mia parte: ho il dovere di garantire i valori e gli equilibri istituzionali, di cui sono parti essenziali la tutela delle autonomie e la coesione sociale».
 

LA CULTURA Il ruolo delle autonomie riecheggia nell'intervento al convegno del Lirico, su “Il contributo della Sardegna all'Unità d'Italia”. È quello il momento del bagno di folla per il presidente: Napolitano entra a godersi gli applausi degli invitati dopo un breve incontro riservato con Cappellacci e Lombardo, il sindaco Massimo Zedda, la presidente della Provincia Angela Quaquero, gli storici Aldo Accardo e Giuseppe Marci e i vertici dell'Unione Sarda: l'editore Sergio Zuncheddu, il direttore Paolo Figus, l'amministratore delegato Piervincenzo Podda.
Per valorizzare le regioni, avverte il capo dello Stato, «molto resta da fare». Nello scenario nazionale, «ora le politiche di sviluppo dovranno affiancare il risanamento. E non si potranno fare tagli alla cieca: soprattutto sulla cultura». Per le proteste che lo hanno accolto, una battuta e una riflessione più profonda: «Non rappresento le banche e il grande capitale, come qualcuno grida umoristicamente», ironizza Napolitano. Che poi però, in Consiglio, avverte la politica sarda: «Capisco il malcontento, ma mi appello a voi perché si reagisca sempre con lucidità». Quella di questo signore del Novecento, 86 anni di storia e politica dal Pci al governo tecnico, basterebbe già.
Giuseppe Meloni