GUERRA TRA CLAN.
Il nomade contuso accusa: «Mi ha investito Giuliano Ahmetovic»
Auto demolisce una baracca: bimbi illesi, ferito il padre
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Una roulotte in fiamme, un capo famiglia ferito non gravemente e una baracca in cui dormivano dei bambini demolita da un'auto usata come ariete. È il bilancio dell'ennesimo round nella furiosa guerra tra clan che da anni incendia il campo nomadi sulla 554 e che a ogni nuova puntata rischia di finire in tragedia. Stavolta a evitare che la situazione precipitasse è stato il provvidenziale intervento dei carabinieri di Pirri e dei vigili urbani, che sono riusciti a riportare a fatica la calma dopo ore di tensione.
IL CAPO CLAN FERITO Negli scontri è rimasto contuso in modo lieve Safet Ahemtovic, 45 anni. Secondo la sua versione sarebbe stato investito da una Opel Astra condotta da Giuliano Ahmetovic, 41 anni, componente della famiglia rivale. Quest'ultimo, che sino a ieri i militari non erano ancora riusciti a rintracciare e interrogare, avrebbe anche abbattuto con la stessa auto la baracca in cui stavano dormendo la moglie e i cinque figli minorenni di Safet, che fortunatamente sono tutti illesi. La violenza è esplosa improvvisamente poco dopo la mezzanotte, senza alcuna apparente ragione. Questo il racconto del ferito, che ieri mattina è stato portato all'ospedale Marino da un'ambulanza del 118. «Io ero già nella mia baracca quando è arrivato Giuliano Ahmetovic - spiega Safet mentre aspetta l'esito delle radiografie -, gli ho detto di andare via che stava disturbando ma lui è salito sulla sua auto e si è scagliato contro la nostra baracca, dove dormivano i miei figli e mia moglie, distruggendola. Poi ha puntato l'auto contro di me e mi ha investito, facendomi cadere a terra».
IL RACCONTO I motivi dello scontro? Nessuno, a sentire Safet. «Era ubriaco - sono le sue parole -, poi ha anche bruciato una sua vecchia roulotte (il rogo è stato spento dai vigili del fuoco ndr ) sicuramente per accusare me, ma io non c'entro, ha fatto tutto lui. Appena esco dall'ospedale vado a denunciarlo. Perché ce l'ha con me? Non lo so, io non gli ho mai fatto nulla. Ora mi fanno male il ginocchio e la spalla, non so se ho qualcosa di rotto ma se mi dovessero ricoverare firmerò per andare via, non posso lasciare la mia famiglia da sola in una situazione come questa, quello lì è capace di tutto». Secondo i carabinieri alla base dei continui scontri ci sarebbero dissapori maturati all'interno delle dinamiche quasi tribali che regolano la vita del campo nomadi. E pare anche il tentativo di alcune famiglie di cacciarne altre.
TENSIONE CONTINUA Ruggini che alimentano liti e violenze continue, in un crescendo che sta diventando insostenibile. L'ultimo scontro, prima di quello dell'altro ieri, è recentissimo e aveva avuto come principale protagonista proprio Giuliano Ahmetovic: il 286 gennaio, dopo essersi ubriacato, il rom si era scagliato armato di sciabola contro i rivali, per fortuna senza riuscire a ferirli. Poi, quando sul posto erano intervenute le pattuglie della Squadra Volante e del Reparto prevenzione crimine di Abbasanta, se l'era presa con i poliziotti e aveva colpito con la spada il cofano di una delle auto di servizio. Una volta immobilizzato e portato all'interno della “Pantera” aveva continuato a scalciare contro gli sportelli e il pannello divisorio. Alla fine era stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale ma, dopo la convalida, era stato rimesso in libertà dal giudice. Ora rischia una nuova denuncia per lesioni e danneggiamento, mentre nel campo sulla 554 la tensione continua a salire.
Massimo Ledda