Cagliari. Urbanisti e ambientalisti: rispetti l’impegno preso prima del voto
A rischio non soltanto Tuvixeddu, ma anche i «vuoti urbani», aree verdi a Castello, Villanova e Stampace
MAURO LISSIA
CAGLIARI. Il sindaco tace, non spiega quali siano le scelte dell’amministrazione comunale per il futuro di Tuvixeddu. Sulla delibera della giunta che secondo Italia Nostra riporta la vicenda all’accordo di programma del 2000, quindi al via libera per Coimpresa e i suoi palazzi attorno alla necropoli punica, Massimo Zedda ha affidato solo poche parole di replica a Francesco Erbani di Repubblica, confermando di essere «per la tutela integrale dell’area». Ma il testo dell’atto, che dovrà andare all’esame del consiglio comunale, parla chiarissimo: si ritorna a quanto Regione, Comune e Nuova Iniziative Coimpresa contrattarono dodici anni fa. Come dire che il vincolo su cinquanta ettari stabilito dal piano paesaggistico regionale e confermato dal Consiglio di Stato con l’ormai celebre sentenza dell’aprile 2011 non sembrano distogliere la giunta annunciata come la meno immobiliare del dopoguerra dal timore di dover pagare un qualche indennizzo al costruttore Gualtiero Cualbu. Timore che per Edoardo Salzano, padre del Ppr e urbanista pianificatore di fama internazionale, sarebbe infondato: «Speriamo che giuristi avveduti tranquillizzino il giovane sindaco Zedda e gli spieghino che il Comune non ha nulla da pagare a causa di una legittima modifica dell’utilizzabilità edilizia dell’area di Tuvixeddu-Tuvumannu - ha scritto Salzano sul sito Eddyburg -, non vorremmo che il terrorismo di presunti giuristi abbiano l’effetto di distorcere la verità». Il punto tecnico resta il piano urbanistico comunale: il codice Urbani, una legge dello Stato, obbliga i Comuni ad adeguare il Puc al piano paesaggistico regionale. Naturalmente dove c’è. In Sardegna c’è, ma in sei anni l’amministrazione Floris non s’è mai mossa per allinearsi alla legge. A denunciare quest’omissione è stato proprio Zedda in un applauditissimo intervento del 24 gennaio 2011, registrato su youtube col titolo “Uniamoci sull’urbanistica”. La campagna elettorale era in corso e il giovane candidato di Sel ricordava che la caduta della giunta regionale Soru, avvenuta proprio sulla legge urbanistica, aveva «consegnato la Sardegna a Cappellacci e alla P3». Parole dure, che subito dopo Zedda rafforzava con un’accusa riferita allo strumento di pianificazione della città: «A Cagliari abbiamo un Puc che non è adeguato al Ppr». Non solo: «Il piano particolareggiato del centro storico, quello che riempie di cemento e mattoni i cosiddetti vuoti urbani, è la conseguenza di quest’omissione». Questo perché - sosteneva Zedda - il Puc della città è stato «sistematicamente stravolto per consentire a pochi di costruire, talvolta di speculare e di realizzare immobili di lusso in una Cagliari dove non può essere il mattone a determinare la qualità della vita». Parole forti, apprezzatissime da un elettorato che ha poi votato Zedda come portatore di un’idea di città finalmente non più sottomessa all’impero immobiliare. Di fronte a queste affermazioni è ancora più difficile spiegare perché il sindaco abbia affrontato con una delibera di giunta il caso Tuvixeddu prima ancora di fare ciò che accusava Floris di aver omesso: l’adeguamento del Puc alle regole regionali. Un obbligo stabilito all’articolo 49 del codice Urbani, inderogabile e necessario. Senza questo passaggio, gli ha rimproverato pubblicamente Maria Paola Morittu di Italia Nostra, qualsiasi altra scelta che riguardi Tuvixeddu sarebbe illegittima, come peraltro ha sostenuto Zedda in campagna elettorale. Per non parlare dei vuoti urbani - fazzoletti di terra scampati miracolosamente all’edificazione - che Floris col piano particolareggiato del centro storico voleva riempire di cemento senza lasciare agli abitanti del Castello, di Villanova, di Stampace un brandello di verde: «Non resterà un fazzoletto di terra dove i ragazzi possano giocare a pallone» protestava Zedda in campagna elettorale. Ebbene quel piano, è stato annunciato in più occasioni pubbliche dall’amministrazione Zedda, sarà realizzato. I vuoti urbani storici verranno riempiti di mattoni contemporanei. Così come passerà alla fase esecutiva il progetto per il garage scavato nei bastioni di Santa Croce, quello che l’opposizione di centrosinistra contrastò con forza quando a proporlo era la giunta Floris: «Con quel progetto si ispirano a Perugia - ironizzava Zedda il 24 gennaio 2011, su youtube “Eccola la mia Cagliari ideale” - ma perché dobbiamo ispirarci a un progetto realizzato trent’anni fa? La nostra idea è un’altra, quel multipiano non serve, Cagliari non è una rocca e per raggiungere il Castello basta un pullman elettrico. Anzi, penso all’eliminazione degli ascensori che ci sono». Invece gli ascensori resteranno e l’assessore all’Urbanistica Paolo Frau, in un incontro pubblico di qualche giorno fa, ha difeso il progetto («l’abbiamo cambiato e migliorato») di scavare nelle viscere dei bastioni Santa Croce per dare spazio alle auto, in un centro-città che - questi erano gli impegni - dovrebbe andare verso una graduale pedonalizzazione.