La proposta di Fantola (Riformatori): «L'impianto a San Lorenzo»
Domani sopralluogo dei consiglieri al Sant'Elia
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In un momento in cui lo stadio nei terreni di Santa Caterina sembra lontanissimo, a Palazzo Bacaredda si cerca un'alternativa che consenta al Cagliari di costruire un nuovo impianto in città, o al posto di quel che rimane del Sant'Elia, oppure su un altro terreno. Le alternative non sono tante.
La prima è quella di Su Stangioni, dove il piano urbanistico comunale ha già previsto questa destinazione d'uso per una parte di quelle aree. Poi c'è l'ipotesi di via San Paolo, dove il progetto del Palazzetto dello sport si è arenato causa dirottamento dei finanziamenti: in questo caso però il problema è lo spazio, probabilmente non abbastanza per ospitare uno stadio e i suoi parcheggi. E ancora: i terreni di Sant'Elia tra lo stadio e il quartiere di San Bartolomeo. Un'ipotesi già presa in considerazione anni fa, ma poi accantonata come tutte le altre.
In alternativa Cellino potrebbe costruire l'impianto sempre a Elmas, ma in terreni diversi da quelli di Santa Caterina.
LA PROPOSTA Il leader dei Riformatori sardi Massimo Fantola crede che la soluzione migliore sia quella della piana di San Lorenzo, cioè Su Stangioni, dove si trova un'area con «destinazione servizi generali GA1, che ha tutte le caratteristiche richieste. È baricentrica ed ha una destinazione urbanistica coerente», scrive il consigliere comunale in un intervento sul sito internet del partito.
E anche se «dobbiamo ragionare in termini di area metropolitana», e dunque lo spostamento della società sportiva a Elmas non sarebbe una catastrofe, per Su Stangioni «il Comune potrebbe stipulare con il Cagliari calcio un accordo di programma che abbia valore di piano attuativo, così come prescrivono le norme».
E il futuro del Sant'Elia? La demolizione, dice Fantola, «non è una soluzione perseguibile. Anche perché rappresenta un piccolo pezzo della storia della città ma soprattutto per gli elevatissimi costi di demolizione e di smaltimento delle macerie e perché è l'unico stadio olimpico in Sardegna, con tutto quello che ne consegue».
IL SANT'ELIA Allora, suggerisce Fantola, «non resta che pensare di riconvertirlo all'interno dell'area di Sant'Elia, usufruendo di capitali privati in modo che la sua gestione non sia un peso insopportabile per le casse comunali. È perfettamente inseribile in un Piano di sviluppo urbano, indispensabile per poter accedere a tutte quelle forme di finanziamento pubbliche e private che potrebbero essere utilizzate, che ricomprenda il quartiere di Sant'Elia, capace di riqualificare l'intera area dandogli una forte valenza turistica, con il porticciolo, i parcheggi, il lungomare, le attività economiche e commerciali legati al turismo stesso».
In questo modo le volumetrie dello stadio potrebbero essere utilizzate per «attività legate allo sport, con l'aggiunta di elementi economicamente redditizi per i privati che vorranno accollarsi i costi di investimento e la gestione».
IL SOPRALLUOGO Intanto il Consiglio comunale riprende a occuparsi del Sant'Elia. Perché domani le commissioni Cultura e Lavori pubblici si incontreranno, in una riunione congiunta, proprio nell'impianto. I consiglieri porteranno a termine un sopralluogo della struttura insieme al dirigente comunale Mario Mossa, per rendersi conto di persona delle condizioni disastrose dello stadio e controllare l'andamento dei lavori che nelle prossime settimane dovrebbero riportare la capienza a quella dell'inizio del campionato, cioè 23 mila persone.
Il cantiere diretto dall'assessorato ai Lavori pubblici, nei prossimi giorni, riguarderà i settori Distinti e Curva sud, quelli chiusi nelle ultime tre partite casalinghe del Cagliari: verranno posizionate le reti contenitive su tutta la struttura in calcestruzzo, per evitare che un eventuale sgretolamento del cemento armato possa ferire i tifosi.
Michele Ruffi