Piacciono al pubblico la platealità del direttore Rustioni e la pacatezza di Sean Botkin
In perpetuo movimento, mai fermo sui piedi, arriva a saltellare a pie' pari per trasmettere focosa vitalità alla musica di Glinka. Nell'ouverture di Ruslan e Ljudmila la direzione di Daniele Rustioni mette di suo veemenza e forza galvanizzante, e con l'Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari posa l'attenzione sui tanti colori strumentali: un caleidoscopio vivace che dà toni vigorosi al preludio di questa fiaba musicale, composta nel 1842 da Michail Ivanovic Glinka, sull'omonimo poema di Puškin.
Ventotto anni, gia assistente di Antonio Pappano, Daniele Rustioni da varie stagioni calca podi prestigiosi, a partire dal londinese Covent Garden. E a Cagliari, nel concerto di venerdì sera, si pone alla guida dell'Orchestra del Lirico con un'accesa teatralità che vuole infondere entusiasmo e carattere alla musica di Glinka.
Un padre spirituale, punto di riferimento per tutti i musicisti connazionali che formarono poi la scuola nazionale russa, ma anche per quelli che preferirono seguire strade personali. Come Sergej Rachmaninov. Il suo Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 si articola sugli elementi tipici del linguaggio tonale occidentale, senza però disdegnare ricordi dei temi popolari russi. Opera tecnica e virtuosistica, è per questo eseguita di rado, legata com'è a passaggi veloci, che Sean Botkin al pianoforte valorizza con sensibilità e attenzione.
Sguardo assorto, composto e misurato nella postura, le mani che si muovono agili sulla tastiera, Botkin affida la sua forza comunicativa solo ai suoni, in contrasto visivo con la platealità gestuale del direttore. Membro del Toradze Piano Studio, cenacolo sorto sotto l'egida dell'omonimo pianista georgiano, intesse un discorso di grande effetto e presa emotiva, rispecchiando in pieno lo spirito cercato da Rachmaninov. Con una incisività timbrica che richiama le ascendenze russe di Glinka e Mussorgskij, sottolineato nel dialogo con l'orchestra, arricchita dai suoni squillanti dei corni e dalla varietà delle percussioni.
La personalità del direttore ha modo di esprimersi senza vincoli nella Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64 di Ciajkovskij, dove l'aspetto più propriamente intimo delle melodie impone toni più riflessivi e fraseggi morbidi. Ma non per questo il giovane direttore milanese rinuncia alla sua carica, che riserva a momenti topici, in cui guida l'orchestra a vere e proprie esplosioni di suoni.
Talento naturale, Rustioni ha la tendenza a spingere al limite estremo ogni espressività, che si tratti di grinta vitale o languida malinconia. L'effetto è un'interpretazione roboante e intima nello stesso tempo.
Un concerto non privo di fascino, senza chiaroscuri, tagliato di netto, anticipando i tempi. Un punto di vista del tutto particolare, su cui si può essere o meno d'accordo, che l'orchestra ha condiviso, assecondando le richieste della direzione in un crescendo di emozioni portate al parossismo. Con tempi velocissimi e incalzanti, talvolta a discapito della chiarezza, ma con un effetto d'insieme sicuramente suggestivo.
Greca Piras